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Michele Morrone si scusa dopo lo sfogo social contro l'industria cinematografica italiana

I chiarimenti e le riflessioni su un sistema percepito come esclusivo

Michele Morrone si scusa dopo lo sfogo social contro l'industria cinematografica italiana

Dopo le polemiche seguite alla sua intervista a Belve e al successivo sfogo social, Michele Morrone torna a parlare per fare chiarezza e chiedere scusa. L’attore ha rimosso il post in cui si era duramente espresso contro il cinema italiano e figure come Luca Marinelli, chiarendo che il messaggio era stato dettato da un malessere personale e professionale.

«Quello che ho scritto oggi sui social è frutto di un disagio, mio e di moltissimi altri artisti, che viene dall’amore profondo che ho per il mio lavoro e dalla grande voglia di farlo nel mio Paese. Solo questo», ha scritto Morrone in una story su Instagram. «Chiedo scusa per non aver usato le parole appropriate e per aver eventualmente offeso qualcuno».

Il post originario, che nel frattempo è stato cancellato, aveva scatenato reazioni contrastanti nel mondo dello spettacolo e sui social.

Il post cancellato: attacchi al cinema italiano e accuse di ipocrisia

Nel suo lungo messaggio su Instagram, Morrone aveva denunciato il senso di esclusione provato all’interno dell’industria cinematografica italiana, accusandola di essere chiusa e dominata da logiche classiste e ideologiche. «Non mi sento parte di un cinema, quello italiano, che se la canta e se la suona da solo, pieno zeppo di pregiudizi nei confronti dei diversi», aveva scritto.

Secondo l’attore, chi non ha frequentato scuole prestigiose come il Centro Sperimentale o l’Accademia Silvio D’Amico viene guardato con sospetto. E chi non si riconosce in un orientamento politico preciso – quello di sinistra – è spesso etichettato in modo sprezzante.

Il post si concludeva con parole dure: «Tristi e finti poeti maledetti ubriachi, ma con lussuosi appartamenti e villini al mare». Con il nuovo messaggio, Morrone sembra voler prendere le distanze dal tono acceso del suo precedente intervento. Non rinnega del tutto la sostanza delle sue riflessioni – l’insoddisfazione verso un sistema percepito come chiuso e autoreferenziale – ma ammette l’errore nei modi e nei toni.

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