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Vaccinazione dei cani in Italia: obblighi, raccomandazioni e quadro normativo

Vaccinazione: uno strumento essenziale nella medicina veterinaria

Vaccinazione dei cani in Italia

Immagine di repertorio

La vaccinazione rappresenta uno strumento di profilassi essenziale nella medicina veterinaria, utile sia per la tutela della salute del singolo cane sia per il controllo delle malattie infettive a livello collettivo. In Italia, il quadro vaccinale per i cani prevede un insieme di vaccinazioni obbligatorie e altre opzionali, che variano in base a fattori ambientali, epidemiologici e individuali. È compito del medico veterinario valutare, caso per caso, il protocollo più adatto.

Nel contesto italiano, alcuni vaccini sono considerati obbligatori in virtù del loro ruolo nella prevenzione di malattie ad alta diffusibilità o con impatto sulla sanità pubblica. Rientrano in questa categoria:

  • Cimurro canino (Canine distemper virus): patologia virale multisistemica che può interessare l’apparato respiratorio, gastrointestinale e nervoso. È altamente contagiosa e potenzialmente letale, soprattutto nei cuccioli.

  • Parvovirosi canina: causata da un virus resistente nell’ambiente, provoca enteriti emorragiche acute e gravi forme di disidratazione nei soggetti non immunizzati.

  • Rabbia: infezione virale mortale che colpisce il sistema nervoso centrale. In Italia non è endemica, ma la vaccinazione è obbligatoria in caso di espatrio, per l'iscrizione ad alcune strutture o in aree soggette a rischio.

Questi vaccini sono definiti "core" dalla World Small Animal Veterinary Association (WSAVA), in quanto raccomandati per tutti i cani, indipendentemente dall’ambiente in cui vivono.

A seconda dell'area geografica e dello stile di vita del cane, il veterinario può consigliare l’impiego di altri vaccini:

  • Leptospirosi: zoonosi batterica trasmissibile all’uomo, più comune in zone umide o in presenza di roditori.

  • Tosse dei canili (Bordetella bronchiseptica e Parainfluenza): raccomandata per cani che frequentano ambienti collettivi (rifugi, pensioni, addestramento).

  • Malattia di Lyme (Borrelia burgdorferi): trasmessa da zecche, ha maggiore rilevanza in aree endemiche.

  • Leishmaniosi: endemica in molte regioni del Sud Italia e nelle zone costiere, può essere prevenuta in parte tramite vaccinazione in combinazione con altre misure di controllo del vettore (flebotomi).

L’obbligatorietà di alcuni di questi vaccini può essere prevista da regolamenti locali o richiesta da strutture ricettive per animali.

Il piano vaccinale standard per i cani prevede:

  • 6 settimane: inizio delle vaccinazioni nei cuccioli.

  • 8 settimane: somministrazione del vaccino polivalente (cimurro, parvovirosi, epatite infettiva, leptospirosi).

  • 12 settimane: richiamo del polivalente.

  • 16 settimane: vaccino antirabbico, se richiesto.

  • Richiami successivi: annuali o biennali, secondo le linee guida del produttore e l’indicazione del veterinario.

Il rispetto del calendario vaccinale è cruciale per lo sviluppo di un’immunità efficace, in particolare nei primi mesi di vita.

La vaccinazione veterinaria è regolamentata da normative europee e nazionali. In Italia, la legge prevede l’obbligo della registrazione dei cani all’anagrafe canina e l’osservanza delle profilassi previste nei singoli territori. Inoltre, il Ministero della Salute aggiorna periodicamente le linee guida per la prevenzione delle zoonosi e delle malattie infettive animali.

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