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AI & lavoro

"L’intelligenza artificiale minaccia i lavori dei giovani": l’allarme di LinkedIn

I lavori più a rischio sono quelli normalmente assegnati agli ultimi arrivati, ecco alcuni esempi

"L’intelligenza artificiale minaccia i lavori dei giovani": l’allarme di LinkedIn

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo del lavoro, ma secondo Aneesh Raman, chief economic opportunity officer di LinkedIn, questa trasformazione potrebbe rappresentare una minaccia concreta per i giovani lavoratori. In un’analisi pubblicata sul New York Times, Raman ha paragonato l’attuale situazione al declino del settore manifatturiero negli anni ‘80, quando molti americani persero il lavoro.

Secondo Raman, l’IA tende a sostituire soprattutto le mansioni entry-level, quelle normalmente assegnate ai nuovi arrivati nel mondo del lavoro. Tra i ruoli più esposti ci sono i giovani programmatori, incaricati di scrivere codici semplici o fare debugging, i neolaureati negli studi legali, che tradizionalmente analizzano documenti e gli addetti al servizio clienti, che gestiscono compiti meno complessi.

"A rompersi per primo è il gradino più basso della scala di carriera," ha scritto Raman, sottolineando come l’IA stia erodendo le opportunità di crescita per chi è agli inizi della propria carriera. L’analisi di LinkedIn evidenzia alcuni trend preoccupanti:

  • Dal settembre 2022, il tasso di disoccupazione è cresciuto più tra i laureati che nel resto della popolazione

  • Il Workforce Confidence Index di LinkedIn mostra un livello di pessimismo più alto tra la Generazione Z rispetto ad altre fasce d’età

  • Il 63% dei dirigenti intervistati ritiene che l’IA sostituirà presto le mansioni normalmente assegnate ai nuovi dipendenti

Secondo il World Economic Forum, tra il 2025 e il 2030, l’IA potrebbe generare un aumento netto di 78 milioni di posti di lavoro. Tuttavia, se i giovani saranno i più colpiti, le loro carriere potrebbero risentirne per anni. Raman propone una soluzione: ripensare i ruoli entry-level. Le aziende devono continuare ad assumere giovani, ma assegnando loro compiti di più alto livello, che vadano oltre le mansioni ripetitive facilmente sostituibili dall’IA.

Alcuni esempi già in atto sono quello di KPMG che ha iniziato a far svolgere ai neolaureati compiti che prima erano riservati a chi aveva almeno tre anni di esperienza e lo studio legale Macfarlanes che ha affidato ai giovani avvocati l’analisi di contratti complessi, un tempo riservata ai colleghi più esperti. Secondo una ricerca di LinkedIn, il 40% della Gen Z è disposto a cambiare lavoro e accettare una riduzione dello stipendio tra il 2% e il 5% pur di avere maggiori opportunità di crescita. La chiave, secondo Raman, è insegnare l’adattabilità, non la ripetizione. Solo così i giovani potranno trovare spazio in un mercato del lavoro sempre più influenzato dall’intelligenza artificiale.

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