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LO STUDIO
29 Maggio 2025 - 11:22
Anche se il concetto di intelligenza artificiale è esploso solo due anni fa, dal rilascio di Chat Gpt, il modo in cui usiamo l'Ai sta cambiando alla velocità della luce. Un nuovo studio dell'Harvard Business Review ha confrontato le ragioni principali per cui le persone usano l'Ai generativa. Se nel 2024 l'obiettivo più diffuso era "generare idee", oggi le cose sono cambiate: c'è una tendenza quasi più umanizzata di considerare l'Ai.
L’intelligenza artificiale generativa sta vivendo una trasformazione radicale nel modo in cui viene utilizzata. Questo studio fotografa un cambiamento profondo: l’IA non è più solo uno strumento cognitivo, ma sempre più una presenza emotiva e personale nella vita quotidiana delle persone.
Nel 2024, la funzione più popolare dell’IA era la generazione di idee, utile soprattutto per creativi, professionisti e studenti. Oggi, invece, la principale ragione per cui le persone si rivolgono all’intelligenza artificiale è “terapia e compagnia”. L’IA viene scelta per colmare solitudini, offrire conforto, ascolto e supporto psicologico, segnando un passaggio dalla produttività all’emotività.
Al secondo posto tra gli usi più diffusi compare una novità significativa: “organizzare la mia vita”. Sempre più utenti affidano all’IA la gestione di agende, scadenze, priorità e routine quotidiane, trasformando l’algoritmo in un vero e proprio assistente personale capace di alleggerire il carico mentale e restituire chiarezza.
Sul podio delle tendenze 2025 entra un’altra funzione rivelatrice: “trovare uno scopo”. L’IA viene utilizzata per riflettere su sé stessi, fissare obiettivi, esplorare valori e desideri, persino per dialoghi filosofici o esercizi di autoanalisi. Questo segnala una tecnologia ormai interiorizzata, che accompagna le persone anche nei momenti di introspezione e ricerca di senso.
In netto calo l’uso dell’IA per “ricerche specifiche”, che dal terzo posto del 2024 scende al tredicesimo nel 2025. Questo potrebbe essere legato anche all’integrazione di strumenti AI nei motori di ricerca tradizionali, che rende meno indispensabile l’uso diretto di chatbot per trovare informazioni.
Guadagnano invece rilevanza l’uso per “generare codice” e per “apprendimento avanzato”, segno di una crescente maturità tecnica degli utenti e dell’importanza dell’IA come strumento di formazione e supporto professionale.
Secondo gli autori dello studio, il cambiamento riflette sia una maggiore accessibilità delle tecnologie AI, sia una risposta a bisogni sociali sempre più pressanti: dalla carenza di supporto psicologico tradizionale, alla necessità di gestire vite sempre più complesse e frammentate. L’IA diventa così una sorta di “collega emotivo”, un compagno digitale che ascolta, consiglia, organizza e aiuta a ritrovare il senso delle proprie giornate.
Questa evoluzione dell’IA, da strumento di produttività a presenza quasi umana, racconta molto della società contemporanea: più connessa, ma anche più sola e bisognosa di nuovi punti di riferimento. L’intelligenza artificiale, secondo Harvard Business Review, non sta solo cambiando il lavoro o l’informazione, ma sta ridefinendo il modo in cui cerchiamo supporto, compagnia e persino significato nella nostra vita quotidiana.
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