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la svolta

Il New York Times concede i suoi contenuti ad Amazon per l'addestramento dell'intelligenza artificiale

Il prestigioso quotidiano statunitense sigla un accordo con Amazon: articoli, ricette e sport per migliorare Alexa e altri sistemi AI. Una svolta dopo la causa a OpenAI nel 2023

Il New York Times concede i suoi contenuti ad Amazon per l'addestramento dell'intelligenza artificiale

In un accordo destinato a segnare una nuova fase nei rapporti tra editoria e intelligenza artificiale, il New York Times ha stretto una partnership con Amazon, concedendo in licenza i propri contenuti editoriali per l’addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale generativa sviluppati dal colosso dell’e-commerce.

L’intesa permetterà ad Amazon di integrare articoli, ricette e contenuti sportivi del quotidiano statunitense — comprese le proposte gastronomiche della sezione NYT Cooking e gli articoli sportivi di The Athletic — nei suoi prodotti AI, come ad esempio le risposte di Alexa.

Questo è il primo accordo di questo tipo siglato dal New York Times, che nel 2023 aveva invece avviato una causa contro OpenAI e Microsoft per l’utilizzo non autorizzato dei propri contenuti a fini di addestramento algoritmico. La nuova collaborazione con Amazon suggerisce che, a determinate condizioni, il Times è disposto a esplorare forme di cooperazione con le aziende tecnologiche. Sebbene i termini economici dell'accordo non siano stati resi pubblici, è molto probabile che l’intesa preveda una remunerazione per il giornale, il cui contenuto rappresenta una risorsa preziosa per il perfezionamento dei modelli linguistici.

Il settore editoriale si trova oggi in una posizione ambigua nei confronti dell’intelligenza artificiale generativa. Da un lato, la tutela del copyright e della reputazione delle testate; dall’altro, l’opportunità di monetizzare i contenuti in un contesto di profonda trasformazione del consumo di notizie.

Una delle preoccupazioni principali riguarda le cosiddette hallucinations — ovvero gli errori generati dai modelli linguistici, che possono includere informazioni false attribuite erroneamente a fonti attendibili. Questo fenomeno può danneggiare l’immagine delle testate giornalistiche, compromettendo la fiducia dei lettori. Tali modelli, infatti, non comprendono realmente il significato dei testi ma elaborano probabilità statistiche per predire la parola successiva in una frase, rischiando così di generare contenuti plausibili sul piano linguistico ma privi di veridicità.

L’accordo tra Amazon e il New York Times rappresenta un possibile modello per futuri rapporti tra media e tech company, suggerendo che la via del dialogo e della collaborazione possa essere più fruttuosa di quella del contenzioso. Ma resta fondamentale che queste partnership siano trasparenti e rispettose dei principi dell’informazione, con meccanismi efficaci per evitare distorsioni e garantire la correttezza delle risposte offerte agli utenti dalle AI.

Nel frattempo, il mondo dell’informazione continua a interrogarsi sul proprio ruolo in un ecosistema digitale sempre più influenzato dagli algoritmi.

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