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Politica internazionale
05 Giugno 2025 - 10:00
L’amministrazione Trump ha annunciato la revoca di una direttiva federale risalente al 2022, che forniva indicazioni agli ospedali su come gestire i casi di interruzione di gravidanza in situazioni di emergenza medica. La decisione ha suscitato reazioni contrastanti e riapre il dibattito sull’applicazione della legge federale in contesti sanitari regolati anche da leggi statali.
Dopo l’annullamento della sentenza Roe v. Wade da parte della Corte Suprema nell’estate del 2022, l’amministrazione Biden aveva emanato linee guida per chiarire che gli ospedali soggetti al Medicare erano tenuti a garantire l’accesso a trattamenti necessari, incluso l’aborto, nei casi in cui la gravidanza rappresentasse un pericolo per la vita o la salute della paziente.
Le istruzioni si basavano sull’Emergency Medical Treatment and Labor Act (EMTALA), una legge federale del 1986 che impone agli ospedali che ricevono fondi pubblici di fornire esami e cure stabilizzanti ai pazienti in condizioni d’emergenza, indipendentemente dalla loro copertura assicurativa. Secondo la direttiva, questo includeva anche l’interruzione della gravidanza in circostanze clinicamente gravi, come gravidanze ectopiche, complicanze legate ad aborti spontanei, o preeclampsia severa.
Il Centers for Medicare and Medicaid Services (CMS), oggi sotto la nuova amministrazione, ha annunciato la revoca delle linee guida, affermando che esse «non riflettono la politica di questa amministrazione». Il CMS ha comunque ribadito l’impegno a far rispettare l’EMTALA, inclusi i casi in cui emergenze mediche mettano a rischio la salute della paziente o del feto. Tuttavia, la rimozione della menzione esplicita dell’aborto come trattamento contemplato nella direttiva segna una modifica significativa rispetto al quadro precedente.
Nella nota ufficiale, l’agenzia ha spiegato che l’obiettivo è «rettificare eventuali incertezze giuridiche» e fornire indicazioni coerenti con l’attuale orientamento normativo.
La revoca ha generato opinioni divergenti. Alcune organizzazioni per i diritti riproduttivi hanno espresso preoccupazione per possibili ripercussioni sulla gestione delle urgenze ospedaliere, sottolineando che i medici potrebbero trovarsi in situazioni di incertezza normativa nei contesti più restrittivi.
Al contrario, organizzazioni anti-aborto hanno accolto positivamente la decisione, ritenendo che la precedente direttiva potesse confliggere con le normative statali in vigore in alcuni territori.
Un’indagine dell’Associated Press, pubblicata nel 2024, ha documentato casi in cui pazienti in condizioni critiche sono state inizialmente respinte dai pronto soccorso, nonostante le linee guida federali fossero ancora in vigore. Secondo i dati raccolti, in alcune situazioni il personale medico avrebbe rinunciato a intervenire per timore di implicazioni legali.
Con la revoca delle indicazioni del 2022, il dibattito si sposta ora sul ruolo dei singoli Stati e sull’interpretazione dell’EMTALA nei casi in cui le urgenze sanitarie coinvolgano anche l’interruzione della gravidanza. La discussione resta aperta, e potrebbe proseguire anche sul piano giudiziario, mentre ospedali e professionisti attendono nuove linee operative.
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