Cerca

Cibo & curiosità

Addio cioccolato? Dal 2038 potrebbe sparire - e non è uno scherzo

Tra crisi climatica, sfruttamento e domanda alle stelle, il cacao rischia di diventare un lusso per pochi

Addio cioccolato? Dal 2038 potrebbe sparire - e non è uno scherzo

Immagina un mondo senza cioccolato.
Senza fondente, senza crema spalmabile, senza quella tavoletta salvavita nei giorni no. Dal 2038, potrebbe non essere più una distopia da romanzo, ma realtà. A lanciare l’allarme non è un complottista su TikTok, ma esperti e ricercatori internazionali che mettono in fila dati, trend e minacce realissime per la coltivazione del cacao, l’ingrediente chiave del nostro comfort food per eccellenza.

Il boom dei consumi, soprattutto nei paesi asiatici come la Cina, ha fatto impennare la domanda globale. Se nel 2010 i cinesi consumavano in media 40 grammi di cioccolato all’anno, oggi quella cifra è più che raddoppiata — e continua a salire. Il risultato? Le scorte globali sono sotto pressione e già oggi, in molti casi, la richiesta supera l’offerta. Il cioccolato sta diventando una “nuova rarità”.

Come se non bastasse, il cambiamento climatico sta devastando le piantagioni di cacao. La siccità in Costa d’Avorio e Ghana — che da soli producono il 70% del cacao mondiale — sta riducendo drasticamente i raccolti. E mentre in America Latina si prova a spostare le colture in zone più elevate, in Africa questa possibilità spesso non esiste, e si disbosca per coltivare altrove, aggravando l’emergenza climatica. Un circolo vizioso devastante.

Un altro nodo? I contadini. Chi coltiva cacao guadagna in media tra 50 e 80 centesimi al giorno: troppo poco per investire in irrigazione, formazione o transizione ecologica. Così sempre più agricoltori abbandonano il cacao per colture più redditizie, come la gomma, spesso nemiche della biodiversità.

Il rischio: un cioccolato solo per ricchi

Secondo un recente studio della Foresight Transitions per la European Climate Foundation, le piantagioni di cacao sono tra le più esposte al collasso ambientale. Il rischio è concreto: meno cacao significa prezzi alle stelle. Nel giro di pochi anni, il cioccolato potrebbe diventare un lusso d’élite, come un vino pregiato o un tartufo bianco. E al suo posto? Surrogati con oli vegetali, zucchero e latte. Più grassi, meno bontà. E zero magia.

Non tutto è perduto. Esistono già progetti virtuosi come Cocoaction, iniziativa della World Cocoa Foundation, che sostiene i piccoli agricoltori in Ghana e Costa d’Avorio con formazione, piante resistenti, fertilizzanti sostenibili e parità di genere. E anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare la differenza scegliendo prodotti certificati da filiere etiche e sostenibili.

Dietro il cioccolato che compriamo al supermercato ci sono territori, persone, economie. Salvare il cacao significa difendere biodiversità, diritti umani, giustizia climatica. E anche — perché no — il diritto a consolarsi con un pezzo di cioccolato quando ne abbiamo più bisogno.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.