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Curiosità
09 Giugno 2025 - 14:30
Ha preferito chiudere il contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, ma senza riconoscere alcuna colpa. Andrea Pignataro, secondo uomo più ricco d’Italia dopo Giovanni Ferrero, ha raggiunto un accordo da 280 milioni di euro per sanare una presunta evasione fiscale che avrebbe potuto costargli fino a 1,2 miliardi. L’intesa, formalizzata nei giorni scorsi, arriva a poche settimane dall’apertura di un’indagine da parte della Procura di Bologna, che ipotizzava una maxi evasione da circa 500 milioni di euro tra il 2013 e il 2023, aggravata da interessi e sanzioni.
Un’intesa record, ma senza ammissione di colpa. Come precisato dai legali dell’imprenditore, il pagamento sarà dilazionato in cinque rate e “non implica alcun riconoscimento, né esplicito né implicito, di evasione fiscale”. Una mossa che potrebbe però giocare a favore di Pignataro nell’ambito dell’indagine penale ancora aperta, poiché dimostra spirito di collaborazione con lo Stato. L’inchiesta si è basata sull’ipotesi che, nonostante la presenza formale di sedi societarie all’estero (tra Lussemburgo, Irlanda e Isole del Canale), Pignataro abbia di fatto radicato i suoi interessi in Italia. Gli investigatori hanno passato al setaccio celle telefoniche, viaggi e rapporti personali, evidenziando come il miliardario viva principalmente tra Bologna, Milano e la Sardegna, dove possiede proprietà immobiliari e legami familiari.
Pignataro, 54 anni, è noto per la sua estrema riservatezza. Nonostante un patrimonio stimato da Forbes in 35,8 miliardi di dollari, che lo rende la 51ª persona più ricca al mondo, raramente rilascia interviste e la sua figura rimane avvolta dal mistero. Dopo la laurea in Economia a Bologna e un dottorato in Matematica all’Imperial College di Londra, iniziò la sua carriera in finanza nella leggendaria Salomon Brothers, una delle più prestigiose banche d’investimento di Wall Street. Nel 1999, a soli 29 anni, fondò il gruppo Ion, pionieristico nel settore del fintech (soluzioni informatiche per la finanza). Da allora ha costruito un colosso globale acquisendo aziende come Fidessa, Dealogic, e più recentemente Cedacri, Cerved e Prelios in Italia. Tra i suoi clienti si annoverano colossi come Amazon, Microsoft e le maggiori banche d’investimento mondiali.
Spesso descritto come il “Bloomberg italiano”, per analogia con il magnate americano Michael Bloomberg – anch’egli passato da Salomon Brothers – Pignataro ha creato una rete societaria sofisticata, difficile da penetrare, con la capogruppo Ion controllata dalla lussemburghese ITT Srl. L’accordo fiscale non chiude però il fronte giudiziario: l’indagine penale resta in corso. La procura continua a valutare se l’apparente esterovestizione del gruppo possa configurare reati tributari, e se la presenza fisica e operativa di Pignataro in Italia sia sufficiente per attribuirgli residenza fiscale nel paese.
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