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Intolleranza alimentare
12 Giugno 2025 - 23:23
In Italia dire che "tutti sono intolleranti al lattosio" è forse esagerato. Ma quasi. Il 72% degli italiani, secondo i dati più aggiornati, non digerisce bene latte e derivati, e non si tratta certo di una moda passeggera. Siamo nella media globale, ma guardando al mondo viene da chiedersi: dove nasce questa intolleranza? E perché in alcuni paesi è praticamente universale?
La risposta sta nella storia, nei geni e nelle abitudini alimentari radicate da millenni. Non è solo una questione di digestione, ma di evoluzione.
Corea del Sud: dove il latte non è mai arrivato davvero
Nel paese con il 100% della popolazione intollerante al lattosio, il latte non è mai stato parte integrante della dieta tradizionale. Nella cultura coreana – come in gran parte dell’Asia orientale – i prodotti caseari sono stati storicamente marginali. La cucina si è sviluppata attorno a riso, verdure fermentate (come il kimchi), zuppe e carne, ma senza formaggi o bicchieri di latte a colazione. Senza pressione ambientale o nutrizionale a mantenere l’attività dell’enzima lattasi nell’età adulta, la selezione genetica ha fatto il suo corso: oggi, in Corea, il lattosio è un problema per tutti.
Africa e Medio Oriente: pastorizia sì, ma genetica no
Somalia, Iraq, Iran, Siria. Sono paesi in cui il consumo di latte di cammella o capra ha avuto un ruolo anche importante in certe aree, ma non abbastanza diffuso o continuo da influenzare il patrimonio genetico su larga scala. Il risultato? Intolleranze che sfiorano il 90% o lo superano. Anche qui, il lattosio resta un intruso difficile da digerire, e la cultura alimentare lo ha tenuto spesso fuori dai piatti principali.
Isole del Pacifico e Sud-Est Asiatico: il latte non è mai stato invitato
Isole Salomone, Vietnam, Malesia, Thailandia. In questi paesi il lattosio non è parte del menù quotidiano, né lo è mai stato. Le diete tradizionali – a base di pesce, riso, verdure tropicali e frutta – non hanno mai avuto bisogno di latte. E il corpo umano, se non sollecitato, "spegne" l’enzima lattasi dopo lo svezzamento. Il risultato? Percentuali di intolleranza altissime, vicine al 100%.
Italia: intolleranti ma non soli
Sette italiani su dieci sono intolleranti al lattosio. Ma in un paese dove il Parmigiano Reggiano è una religione e il cappuccino una routine, la storia si fa più complicata. Le popolazioni del nord, storicamente più dedite alla pastorizia, mostrano tassi di tolleranza maggiori rispetto al sud. In media, però, l’Italia resta tra i paesi con un’alta incidenza.
Il nord Europa: il miracolo genetico del latte
Scendendo sotto il 10% di intolleranza ci sono paesi che con il latte ci convivono da secoli. Danimarca, Irlanda, Svezia. La spiegazione? Un adattamento genetico unico: la persistenza della lattasi in età adulta. Nei secoli, i popoli nordici si sono evoluti mantenendo attivo l’enzima necessario a digerire il lattosio, probabilmente perché il latte era una risorsa nutrizionale fondamentale durante lunghi inverni e periodi di carestia. Il risultato? In Danimarca e Irlanda solo il 3-4% della popolazione è intollerante.
Quando l’intolleranza è (anche) un segno d’identità
La mappa dell’intolleranza al lattosio è molto più di una tabella di percentuali: racconta storie di civiltà, spostamenti, adattamenti e tradizioni. Racconta chi ha avuto bisogno del latte per sopravvivere e chi, invece, ne ha fatto a meno senza problemi. È il riflesso di ciò che abbiamo mangiato (o non mangiato) per millenni.
Così, mentre oggi abbondano alternative come il latte di soia, di mandorla o ad alta digeribilità, e supermercati interi si riempiono di etichette “lactose free”, il nostro DNA ci ricorda che l’evoluzione non si cambia in una notte. E in certi casi, nemmeno in un secolo.
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