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Copiare alla maturità può costare caro: fino a un anno di carcere

La legge del 1925 punisce chi copia agli esami di Stato: rischio bocciatura, fedina penale macchiata e reclusione. E attenzione, anche chi aiuta è punibile

Copiare alla maturità può costare caro: fino a un anno di carcere

Come ogni anno con l’arrivo dell’estate torna anche il momento della maturità per oltre 520mila studenti italiani. È tempo di ripassi, ansie, notti insonni e, per qualcuno, anche di tentazioni. Ma attenzione: copiare durante l’esame di Stato è un reato e può avere conseguenze molto gravi, inclusa la reclusione fino a un anno.

Nonostante nel Codice penale non esista una norma che vieti esplicitamente il copiare durante gli esami esiste però una legge ad hoc: si tratta della Legge 475 del 19 aprile 1925, tuttora in vigore. Questa normativa punisce chi copia in esami e concorsi pubblici, compresi quelli scolastici come la maturità, perché rientrano nelle procedure di rilascio di titoli da parte della pubblica amministrazione. Chi viene colto in flagrante può subire:

  • Reclusione da 3 mesi a 1 anno (minimo 6 mesi se il tentativo va a buon fine);

  • Bocciatura immediata all’esame;

  • Obbligo di ripetere l’anno scolastico.

La pena detentiva è rara ma la denuncia e il processo penale sono reali e possono macchiare la fedina penale. Si tratta quindi di un rischio concreto non solo per chi copia ma anche per chi agevola il compagno di banco. La legge non fa sconti: passare il bigliettino può essere punito allo stesso modo. La norma prevede anche sanzioni penali e disciplinari per gli insegnanti che dovessero facilitare o ignorare episodi di copiatura. Si rischia il licenziamento, oltre che procedimenti giudiziari.

Certo, un gesto d’ansia nella “notte prima degli esami” può sembrare innocente. Ma in questo caso l’altruismo e la furbizia possono costare molto più di una sufficienza negata. Studiare, anche all’ultimo minuto, resta l’opzione meno rischiosa. E molto più saggia.

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