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Agosto è morto: gli italiani scelgono di partire quando gli altri restano a casa

Dalle mete esotiche alle destinazioni inaspettate: l'Italia abbandona il mito delle ferie ad agosto

Agosto è morto: gli italiani scelgono di partire quando gli altri restano a casa

Agosto, con le sue spiagge affollate, gli uffici deserti e i cartelli “chiuso per ferie” appesi ovunque, è da sempre il mese sacro delle vacanze italiane. Un rito collettivo che affonda le sue radici nell'antica Roma e nel calendario agricolo, ma che oggi, sotto il peso del cambiamento climatico, della crisi economica e dell'evoluzione culturale, comincia a mostrare qualche crepa. Perché sempre più italiani, oggi, preferiscono viaggiare fuori stagione. E non solo per risparmiare.

Dalle “feriae Augusti” all’Holiday Barometer

L’85% degli italiani, secondo l’Holiday Barometer 2025 di Europ Assistance, si dice ora pronto a viaggiare in bassa stagione. Giugno, settembre, ma anche primavera e autunno, diventano periodi ideali per godersi una vacanza lontano dalle folle. Una scelta che è economica, certo, ma anche valoriale: vivere esperienze più sostenibili, autentiche, personalizzate. La pandemia, con il suo stravolgimento delle abitudini, ha solo accelerato un processo già in corso.

La tradizione del riposo ad agosto, nata con l’imperatore Augusto e legata al ciclo della mietitura, ha resistito alla rivoluzione industriale e al boom economico, ma oggi è messa in discussione da nuove esigenze: flessibilità lavorativa, turismo slow, desiderio di diversificazione.

Eppure, l’Italia continua a fermarsi ad agosto. Secondo Eurostat, il 32,7% di tutti i pernottamenti estivi si concentra ancora in questo mese. Una consuetudine che, secondo le stime dell’ex sottosegretario Gianfranco Polillo, costerebbe all’economia italiana fino a un punto di PIL l’anno. Le città si svuotano, gli studi professionali chiudono, i servizi si riducono al minimo. L’intero sistema si concede una pausa sincronizzata che altrove risulta quasi inconcepibile.

Negli Stati Uniti – dove non esiste un diritto alle ferie retribuite – o nel resto d’Europa, le vacanze sono più brevi e meglio distribuite nel corso dell’anno. Eppure, con 31 giorni di ferie, l’Italia è in media con i partner europei. Non è tanto la quantità, quanto la concentrazione il vero nodo.

Nel frattempo, cambiano le modalità di viaggiare. Il 35% degli italiani ha preso in considerazione un viaggio in solitaria (+6% rispetto al 2024), mentre il 78% si dice interessato allo slow tourism e il 76% a mete meno battute, lontane dalle rotte turistiche più affollate. Il viaggio diventa così un atto intimo, una ricerca di significato, un esercizio di consapevolezza.

E anche la sostenibilità diventa centrale: l’89% dei viaggiatori italiani si dichiara disposto a cambiare le proprie abitudini per ridurre l’impatto ambientale. Si cercano mezzi di trasporto green, strutture con certificazioni ambientali, esperienze che rispettino l’ambiente e le comunità locali. Quella che una volta era solo una buzzword da brochure, oggi è un criterio concreto di scelta.

Curiosamente, anche il modo in cui si organizzano le vacanze è cambiato. Il 20% degli italiani ha già usato l’intelligenza artificiale per pianificare i propri viaggi. Il 26% prevede di farlo presto. Gli usi più comuni? Creare itinerari su misura (44%) e cercare informazioni personalizzate su alloggi e destinazioni. L’AI non sostituisce l’agenzia di viaggi, ma rende ogni viaggiatore un piccolo tour operator di sé stesso.

E allora, è finita l’era del monopolio agostano? Forse no. Ma qualcosa sta cambiando. Le vacanze non sono più un momento sospeso, un diritto da esercitare con abitudinaria meccanica. Sono una dichiarazione di stile di vita, un indicatore sociale, persino un gesto politico. In un’Italia che cerca di tenere insieme innovazione e tradizione, sostenibilità e produttività, l’idea stessa di vacanza si evolve.

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