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Caso Lively-Baldoni: gli SMS dell'attrice alla cantante Taylor Swift arrivano in tribunale, spieghiamo il perché

Respinta l’ordinanza di protezione chiesta da Lively: il giudice autorizza la consegna dei messaggi alla controparte nella causa legale sul set di It Ends with Us – Siamo noi a dire basta

Caso Lively-Baldoni: gli SMS dell'attrice alla cantante Taylor Swift arrivano in tribunale, spieghiamo il perché

Un giudice federale ha ordinato che i messaggi privati scambiati tra Blake Lively e Taylor Swift riguardo l'ambiente di lavoro sul set del film It Ends with Us – Siamo noi a dire basta vengano consegnati a Justin Baldoni, co-protagonista e regista del progetto, nonché avversario legale della Lively in una controversa battaglia giudiziaria.

L'attrice aveva cercato di proteggere le sue comunicazioni con la popstar invocando un'ordinanza che impedisse la consegna degli SMS, ma il giudice distrettuale Lewis Liman ha respinto la richiesta, sottolineando la rilevanza dei messaggi ai fini del processo.

“Dato che Lively ha dichiarato che Swift era a conoscenza di lamentele o discussioni sull’ambiente di lavoro sul film, tra le altre questioni – ha scritto Liman nella sua sentenza – le richieste di messaggi mandati a Swift riguardanti il film e questa azione sono ragionevolmente mirate a scoprire informazioni che possano corroborare o smentire le accuse di molestie e ritorsioni di Lively”.

La decisione rappresenta un nuovo sviluppo nella causa che contrappone Lively a Baldoni e ai Wayfarer Studios, produttori del film tratto dal romanzo di Colleen Hoover. A maggio, il team legale di Baldoni aveva citato in giudizio Swift per ottenere le sue eventuali comunicazioni con Lively. In risposta, l’attrice e il suo team avevano richiesto protezione per tutelare la corrispondenza, definendo l’azione legale “una manovra mediatica”.

La battaglia legale è cominciata lo scorso dicembre, quando The New York Times ha pubblicato un articolo contenente gravi accuse di molestie sessuali e ritorsioni sul set da parte di Baldoni. Le denunce, inizialmente mosse da Lively, sono poi diventate oggetto di una causa legale, con Baldoni che ha risposto con controquerele multimilionarie contro l’attrice, suo marito Ryan Reynolds, la loro agente Leslie Sloane e lo stesso New York Times. Tuttavia, anche queste sono state recentemente respinte.

Un portavoce di Lively, in una dichiarazione rilasciata a Variety, ha duramente criticato l’uso del nome di Taylor Swift nella disputa:

“I continui tentativi di usare ancora una volta la più grande star del mondo come tattica di pubbliche relazioni riflettono un’evidente disfatta pubblica di proporzioni epiche”.

Il giudice Liman, però, ha ritenuto che le comunicazioni con Swift siano parte integrante dell’istruttoria: “Questa preoccupazione non giustifica il rifiuto di rivelazioni rilevanti da parte dei vertici Wayfarer”, ha concluso il magistrato.

Al momento, né i rappresentanti di Baldoni, né quelli di Lively o Swift hanno commentato pubblicamente la decisione.

La vicenda, che mescola Hollywood, fama e giustizia, promette ulteriori colpi di scena. E ora, con Taylor Swift indirettamente trascinata nel cuore della controversia, la posta in gioco è più alta che mai.


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