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SALUTE

Caffè e medicinali: l’interazione che pochi conoscono e che può rovinare la cura

Secondo uno studio della Kingston University, la caffeina può interferire con farmaci comuni: ecco quando fare attenzione

Caffè e medicinali: l’interazione che pochi conoscono e che può rovinare la cura

Una tazzina di caffè ogni tanto, o magari ogni mattina appena svegli. È il gesto che rimette in moto la giornata, conforta, dà la sensazione che tutto possa andare per il verso giusto. Ma quando accanto a quel caffè c’è una pillola – per la tiroide, la pressione o anche solo per un raffreddore – quel momento così abituale può trasformarsi, senza che uno se ne renda conto, in un errore. Perché il caffè, se assunto insieme a certi farmaci, può ridurne l’efficacia, amplificarne gli effetti collaterali, o addirittura compromettere l’intera terapia. E il problema è che spesso non ce ne accorgiamo.

È questo il messaggio che arriva da Dipa Kamdar, docente di farmacologia alla Kingston University, che ha acceso un riflettore su un tema sorprendentemente poco discusso: le interazioni tra caffeina e farmaci. In un articolo pubblicato su The Conversation, l’esperta mette in guardia contro una consuetudine tanto diffusa quanto sottovalutata: bere caffè mentre si assumono medicinali può compromettere la salute più di quanto si immagini. E non serve essere grandi consumatori: basta una tazza, nel momento sbagliato.

Il rischio non è teorico. Secondo Kamdar, la caffeina può alterare l’assorbimento di diversi principi attivi, interferire con i loro tempi d’azione e aumentare gli effetti collaterali. Succede, ad esempio, con i comuni farmaci contro il raffreddore e l’influenza, che spesso contengono pseudoefedrina. Insieme alla caffeina, questa può generare un effetto stimolante eccessivo: tremori, agitazione, tachicardia, insonnia. In alcuni casi, persino un aumento della glicemia e della temperatura corporea, cosa tutt’altro che trascurabile per chi soffre di diabete.

I problemi si fanno ancora più seri con la levotiroxina, uno dei farmaci più prescritti per l’ipotiroidismo. Bere caffè troppo presto dopo l’assunzione può ridurne l’assorbimento fino al 50%. La caffeina, infatti, accelera la motilità intestinale e può legarsi al farmaco, impedendone una corretta assimilazione. Il risultato? I sintomi della malattia – stanchezza, aumento di peso, stitichezza – possono ricomparire nonostante il trattamento. Stesso discorso per i bifosfonati contro l’osteoporosi, che richiedono uno stomaco vuoto e almeno 30-60 minuti di attesa prima di ingerire qualsiasi alimento o bevanda, caffè compreso.

Anche chi è in cura per la depressione dovrebbe fare attenzione. Gli antidepressivi SSRI come sertralina e citalopram possono legarsi alla caffeina nello stomaco, riducendo la quantità di principio attivo effettivamente assorbita. I più vecchi antidepressivi triciclici, invece, condividono con la caffeina lo stesso enzima epatico per essere metabolizzati, il che rallenta l’eliminazione di entrambi. Il risultato può essere un aumento degli effetti collaterali o una prolungata sensazione di nervosismo. Nemmeno i comuni antidolorifici da banco sono esenti da complicazioni. Molti contengono già caffeina per potenziarne l’effetto, ma questo può aumentare il rischio di irritazione gastrica o sanguinamento, soprattutto se assunti a stomaco vuoto. 

La soluzione, però, non è rinunciare al caffè. È imparare a conoscerlo meglio. Secondo Kamdar, farmaci come la levotiroxina o i bifosfonati vanno assunti solo con acqua e a stomaco vuoto, aspettando almeno mezz’ora – meglio ancora un’ora – prima del caffè. Il punto, ricorda l’esperta, è che ognuno di noi metabolizza la caffeina in modo diverso. C’è chi può bere tre tazzine senza problemi e chi è sensibile anche a una sola. Ecco perché è fondamentale ascoltare il proprio corpo, osservare eventuali reazioni e, soprattutto, confrontarsi con un medico o un farmacista. Una semplice conversazione può evitare settimane di terapie inefficaci o sintomi inspiegabili. E permetterci di continuare a gustare il nostro caffè con la consapevolezza – e la tranquillità – che merita.

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