Durante la pandemia ci siamo abituati a pensare al Covid come a un virus respiratorio. Poi è arrivato il Long Covid, i problemi cardiaci, i disturbi psicologici nei giovani. Ora, un nuovo dato preoccupa pediatri e oculisti: l’aumento, rapido e consistente, dei casi di astigmatismo infantile. In altre parole, sempre più bambini vedono male da vicino e da lontano, con immagini sfocate o sdoppiate.
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Lo dimostra in modo chiaro un ampio studio condotto dall’Università di Hong Kong, pubblicato sulla rivista JAMA Ophthalmology. I ricercatori hanno analizzato oltre 21 mila bambini tra i 6 e gli 8 anni, confrontando i dati raccolti tra il 2015 e il 2019 con quelli del biennio 2022-2023. I risultati parlano di un aumento del 20-26% nei casi di astigmatismo dopo la pandemia, con una crescita anche nella gravità del difetto visivo.
Ma che cosa ha fatto il virus agli occhi dei bambini? In realtà, non è il virus in sé il colpevole, ma le abitudini imposte dalla pandemia: lockdown, scuole chiuse, sport cancellati, e un’esplosione dell’uso di dispositivi digitali. Smartphone, tablet, computer sono diventati strumenti indispensabili per lo studio e l’intrattenimento, ma anche fonti di stress visivo costante. I bambini hanno trascorso sempre meno tempo all’aperto e sempre più ore in ambienti chiusi, fissando schermi a distanza ravvicinata. Un mix pericoloso, soprattutto per un apparato visivo ancora in formazione.
Secondo i ricercatori, due ore al giorno di esposizione alla luce naturale basterebbero per proteggere la vista dei più piccoli, aiutando il cristallino e la cornea a mantenere elasticità e funzionalità. Ma nei mesi più duri della pandemia, quei due preziosi momenti quotidiani sono spesso spariti dalla routine familiare. Il risultato? Una generazione che, accanto ai problemi educativi e sociali, si ritrova anche con un peggioramento concreto della salute visiva.
In Italia il fenomeno non è meno rilevante. L’astigmatismo interessa già un bambino su quattro e la tendenza sembra seguire le stesse traiettorie osservate in Asia. La Società Oftalmologica Italiana sottolinea da tempo l’importanza della prevenzione: controlli regolari fin dalla nascita, educazione visiva a scuola, limiti rigorosi all’uso di dispositivi elettronici. Gli esperti invitano anche a rivedere il modo in cui si studia, si gioca e si trascorre il tempo libero: non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di riconoscerne gli effetti, specialmente in età evolutiva.
Il messaggio che arriva dalla scienza è chiaro: se non cambiamo rotta, quella dell’astigmatismo rischia di essere un’epidemia silenziosa, figlia della pandemia, ma destinata a durare ben più a lungo. In gioco non c’è solo la vista, ma la qualità della vita dei nostri figli nei prossimi decenni.