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Lavoro in viaggio
24 Giugno 2025 - 10:40
C'è chi viaggia per staccare dalla routine. E poi c'è chi ha trasformato quella fuga in una professione. Sono i travel vlogger, nuova frontiera del racconto turistico nell'era digitale. Armati di videocamere, droni e smartphone, narrano il mondo per milioni di follower. Ma dietro le immagini da sogno, si cela un lavoro a tempo pieno, fatto di strategie, competenze digitali e tanta resilienza.
Non basta filmare un tramonto esotico per definirsi travel vlogger. La figura nasce dalla fusione tra "travel" (viaggio) e "vlogger" (video blogger): sono content creator specializzati in racconti di viaggio tramite video, soprattutto su YouTube, Instagram, TikTok o blog personali. Alcuni si concentrano sul lusso, altri sull’avventura, il cibo, le esperienze locali o i viaggi zaino in spalla.
Accanto ai video, spesso producono anche articoli, fotografie e contenuti per collaborazioni con brand, enti del turismo o agenzie di viaggio. L’obiettivo? Ispirare, informare e intrattenere, costruendo al tempo stesso una community fedele.
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Non esiste un albo né una strada unica. Tuttavia, chi oggi ambisce a trasformare i viaggi in lavoro deve possedere un mix di creatività, spirito imprenditoriale e competenze digitali.
Tra i percorsi di studio utili:
Comunicazione, giornalismo o marketing, per la parte narrativa e promozionale;
Turismo o lingue straniere, per comprendere meglio le dinamiche culturali e logistiche del settore;
Ma spesso sono i corsi online (anche gratuiti) a fare la differenza: video editing, fotografia, SEO, storytelling e social media marketing.
Sì, ma non subito. E non sempre tanto.
Chi è agli inizi guadagna poco o nulla. Gli introiti crescono con il tempo, la qualità dei contenuti e l’engagement del pubblico. I canali di guadagno principali sono:
Sponsorizzazioni e product placement
Video brandizzati
Affiliazioni (come Booking, Amazon, ecc.)
Corsi online, e-book o consulenze
In alcuni casi, viaggi e hotel offerti in cambio di visibilità
Un travel vlogger affermato può arrivare a guadagnare 2.000 – 10.000 euro al mese, ma servono costanza, numeri e una forte identità.
Uno dei principali vantaggi del travel vlogging è la capacità di offrire un’esperienza immersiva: grazie alla componente visiva e sonora, lo spettatore sente davvero l’atmosfera di un mercato locale, il fruscio delle onde o il silenzio di una foresta remota, e questo crea un legame emotivo più forte rispetto al solo testo.
In più, chi vlogga spesso sviluppa competenze preziose in video editing, narrazione e comunicazione, trasformando la propria passione in un laboratorio creativo continuo . Un altro aspetto positivo è la capacità di costruire una community: commenti, messaggi diretti e condivisioni permettono di creare un gruppo di follower interessati ai tuoi consigli e pronti a seguire i tuoi viaggi .
Tuttavia, questo mestiere comporta anche molti compromessi. Innanzitutto, richiede notevoli investimenti in tempo e attrezzatura: girare e montare video, promuoverli sui social e gestire l’aspetto tecnico può diventare opprimente, soprattutto quando si è in viaggio.
Alla lunga, può emergere una forma di stress da prestazione: la necessità costante di offrire contenuti “wow” può trasformare la vacanza in lavoro, impedendoti di goderti pienamente ogni momento. E poi c’è la logistica: voli cancellati, problemi con le prenotazioni o malattie improvvise sono insidie molto reali . Infine, dal punto di vista personale e psicologico, l’assenza di una rete fissa di supporto – colleghi, contratti stabili, benefit – e la costante esposizione al giudizio pubblico possono derivare in un senso di solitudine professionale e vulnerabilità emotiva.
Il travel vlogging è un lavoro per chi ama viaggiare non da turista, ma da narratore. Serve spirito d’adattamento, voglia di imparare, e un pizzico di incoscienza. Non è per chi cerca stabilità o stipendi sicuri, ma può essere una strada affascinante per chi vuole creare il proprio spazio nel mondo digitale.
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