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Politica Internazionale
24 Giugno 2025 - 12:00
Foto di repertorio
È durato appena qualche ora il fragile cessate-il-fuoco tra Iran e Israele, annunciato a sorpresa dal presidente statunitense Donald Trump e accolto con sollievo da Europa e comunità internazionale. A scuoterlo, un presunto lancio missilistico iraniano verso il nord di Israele, smentito da Teheran ma rivendicato dal ministro della Difesa israeliano Israel Katz come “violazione grave” da punire “con colpi nel cuore stesso di Teheran”.
Un’escalation che si consuma sul filo del paradosso: mentre Trump twitta in lettere maiuscole “IL CESSATE IL FUOCO È ORA IN VIGORE. VI PREGO DI NON VIOLARLO”, l’Iran accusa Israele dell’ennesimo assassinio mirato. La vittima, stavolta, è Mohammad Reza Seddighi Saber, scienziato nucleare inserito nella lista delle sanzioni americane, ucciso nella notte nella casa dei genitori nel nord del Paese. Pochi giorni prima, anche suo figlio diciassettenne era rimasto ucciso in un raid a Teheran.
Il primo a denunciare il lancio missilistico è stato il quotidiano Haaretz, rilanciando le comunicazioni delle Forze di Difesa israeliane. L’Iran ha smentito prontamente tramite i media di Stato, ma l’ordine di risposta è già partito da Katz: “Attacchi potenti contro obiettivi del regime”.
Nel frattempo, Gaza resta sotto assedio. Nella mattinata, 24 palestinesi sono stati uccisi in un attacco israeliano vicino a un centro per la distribuzione di aiuti umanitari, lungo Salah al-Din Street. Erano in fila per il cibo. Secondo Al Jazeera, gli attacchi alle aree di distribuzione – avviate il 27 maggio con il sostegno USA e israeliano – avrebbero già provocato oltre 400 morti e circa 1.000 feriti.
Dall’Europa arrivano reazioni di cautela. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha definito “una notizia positiva” il cessate-il-fuoco, auspicando che “possa essere rispettato”. Anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz si è espresso a favore della tregua, invitando entrambe le parti a non farla fallire.
Un ruolo chiave nei negoziati lo avrebbe giocato – secondo il New York Times – l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani. Ma la diplomazia, ancora una volta, si muove in ritardo rispetto ai missili.
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