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Lo studio
25 Giugno 2025 - 19:30
Immagina di svegliarti, ma non riuscire a muoverti. Il respiro affannato, il cuore che batte forte, e nella stanza — forse accanto al letto — una presenza inquietante. Non è un film horror, ma ciò che accade durante una paralisi del sonno, uno dei fenomeni più misteriosi e angoscianti che possano colpire l’esperienza umana del dormire.
Secondo alcuni studi, il 7,6% della popolazione soffre di paralisi del sonno in modo ricorrente, ma almeno il 40% delle persone l’avrebbe sperimentata almeno una volta nella vita. Si tratta di episodi in cui la mente è sveglia, ma il corpo resta completamente paralizzato per alcuni secondi — a volte minuti — in una condizione a metà tra sogno e realtà. Il risultato è un’esperienza disturbante, spesso accompagnata da terrificanti allucinazioni visive o tattili: figure scure che incombono, mani invisibili che stringono la gola, rumori minacciosi nel silenzio della notte.
Il dottor Baland Jalal, neuroscienziato dell’Università di Harvard e oggi uno dei massimi esperti al mondo sul tema, ha deciso di dedicare la propria vita a combattere questo disturbo dopo averlo vissuto sulla propria pelle fin da bambino. Alla CNN ha raccontato un episodio particolarmente traumatico: “Provavo a chiamare mia madre e mio padre, ma non usciva un suono. Accanto a me c’era un mostro che cercava di strangolarmi. Ero sicuro che sarei morto”.
Ma perché il nostro cervello genera visioni così spaventose? Secondo Jalal, la spiegazione risiede nella fase REM, il momento del sonno in cui sogniamo più intensamente. In quella fase il corpo è fisiologicamente paralizzato — per evitare che ci muoviamo durante i sogni — ma in chi soffre di paralisi del sonno, la mente si “risveglia” mentre il corpo resta immobile. È in questo scarto tra coscienza e immobilità che la mente genera le allucinazioni: immagini cariche di paura, create per spingere il corpo a svegliarsi completamente e liberarsi dalla paralisi.
Ansia, stress, privazione di sonno o narcolessia sono tra i fattori scatenanti più comuni. Ma anche chi non soffre di disturbi specifici può viverle. La buona notizia? Il fenomeno, per quanto spaventoso, è in genere innocuo e temporaneo. La vera sfida, oggi, è conoscerlo per disinnescarne la paura.
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