Cerca

L'anniversario

100 anni fa, Charlie Chaplin rivoluzionava la settima arte con 'La Febbre dell'Oro'

Un secolo di risate e poesia che affascina ancora con la sua umanità senza tempo e comicità surreale

100 anni fa, Charlie Chaplin rivoluzionava la settima arte con 'La Febbre dell'Oro'

26 giugno 1925 – 26 giugno 2025. Esattamente un secolo fa, nelle sale americane debuttava La Febbre dell'Oro, uno dei film più iconici di Charlie Chaplin e, ancora oggi, una delle opere più amate e studiate della storia del cinema. Un film muto, girato in bianco e nero, che riuscì a fondere la comicità slapstick con una profonda umanità, raccontando una storia di fame, amore e sopravvivenza tra i ghiacci del Klondike.

Chaplin stesso lo definì “il film per cui voglio essere ricordato”. E a 100 anni dalla sua uscita, quella promessa è stata mantenuta.

Una corsa all’oro e al cuore del pubblico

La storia è ambientata durante la corsa all’oro del Klondike alla fine dell’Ottocento. Il protagonista, il Vagabondo – alter ego eterno di Chaplin – parte per le gelide distese dell’Alaska, dove affronta tormenti, bufere, fame, solitudine e bizzarri compagni di viaggio. In una delle scene più famose, affamato, cucina una scarpa e la mangia con movenze eleganti, come se fosse in un ristorante di lusso.

La comicità surreale si alterna a momenti di struggente poesia, come quando il Vagabondo fa danzare due panini infilzati nelle forchette. È cinema puro, nato senza effetti speciali, eppure capace ancora oggi di suscitare risate, malinconia e tenerezza.

La genesi di un capolavoro

La Febbre dell'Oro nacque in un momento di grande fermento creativo per Chaplin, che ne fu regista, sceneggiatore, attore e produttore. Ispirato dai racconti fotografici della spedizione Donner e dai cercatori d’oro del Klondike, Chaplin unì riferimenti storici alla sua poetica personale, dando vita a un film che fondeva la miseria reale con la dignità e la fantasia del suo Vagabondo.

Gran parte delle riprese furono realizzate in studio a Hollywood, ma per la celebre sequenza dell’arrivo in Alaska, Chaplin fece costruire un set gigantesco a Truckee, in California, dove centinaia di comparse furono impiegate per ricreare la marcia dei cercatori sulla montagna innevata.

La produzione fu lenta, maniacale, tipica di Chaplin. Ma il risultato fu una commedia universale, che già nel 1925 si rivelò un successo clamoroso al botteghino, incassando oltre 4 milioni di dollari (una cifra enorme per l’epoca).

Chaplin, genio comico e tragico

La performance di Chaplin in La Febbre dell'Oro è oggi considerata tra le più significative della storia del cinema muto. Non usa parole, ma ogni gesto, espressione, movimento racconta un’emozione. Oscilla con maestria tra il buffo e il commovente, tra la fame che lo costringe a vedere l’amico trasformarsi in un pollo gigante e l’amore per Georgia, la ballerina del saloon che lo farà sognare un riscatto sociale.

Il Vagabondo è un personaggio apparentemente ridicolo, ma in realtà profondamente umano. È il simbolo del povero, dell’outsider, dell’innocente che sopravvive grazie alla gentilezza e all’ironia. Chaplin lo aveva già portato sullo schermo in numerosi cortometraggi, ma fu con La Febbre dell'Oro che il Vagabondo raggiunse la sua forma più epica e universale.

Una seconda vita (e una terza)

Nel 1942, Chaplin ripubblicò il film in una versione sonorizzata, eliminando le didascalie originali e aggiungendo una sua voce narrante e nuova musica. Fu un successo anche quella volta, premiato con due nomination agli Oscar.

Nel 1998, La Febbre dell'Oro fu inserito dall’American Film Institute nella lista dei 100 migliori film americani di tutti i tempi. Nel 2025, in occasione del centenario, la pellicola è stata restaurata in 4K e proiettata a Cannes, dove ha ricevuto una lunga standing ovation.

L’eredità: un film eterno

Cosa rende La Febbre dell'Oro ancora così potente, dopo 100 anni?

Forse il suo messaggio: la dignità nella miseria, la forza dell’ottimismo anche quando tutto sembra perduto, l’idea che il sorriso – quello di Chaplin, inconfondibile – possa essere una forma di resistenza.

Il film ha ispirato generazioni di registi, comici e artisti. È stato omaggiato da Kubrick a Scorsese, studiato nelle scuole di cinema e celebrato nei festival di tutto il mondo. Ancora oggi, molte delle sue scene – i panini danzanti, la baracca in bilico sul burrone – sono icone della storia del cinema.

100 anni dopo

A un secolo dalla sua prima proiezione, La Febbre dell'Oro non è soltanto un capolavoro del muto. È un film che parla di fame e sogni, di disperazione e speranza. È l’opera che ha consolidato la statura mitica di Charlie Chaplin, regalandoci un eroe piccolo, con scarpe troppo grandi e bastone sottile, ma con un cuore enorme.

E mentre il mondo cambia a velocità vertiginosa, La Febbre dell'Oro ci ricorda che una buona storia, raccontata con grazia, non invecchia mai.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.