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Cinema
28 Giugno 2025 - 14:45
Il New York Times ha pubblicato una nuova lista dei 100 migliori film del XXI secolo, basata sui voti di oltre 500 professionisti del settore cinematografico: registi, attori, sceneggiatori e produttori da tutto il mondo. Il risultato è un ritratto del cinema degli ultimi venticinque anni che spazia tra generi, lingue e stili, rivelando tanto capolavori già consacrati quanto scelte sorprendenti.
Al primo posto si trova Parasite di Bong Joon-ho, vincitore della Palma d’oro a Cannes e primo film in lingua non inglese a conquistare l’Oscar come miglior film. Seguono Mulholland Drive di David Lynch e Il Petroliere di Paul Thomas Anderson, due opere che hanno segnato la forma e il linguaggio del cinema moderno, tra suggestioni oniriche e potenza drammatica.
Nella top 10 figurano anche titoli come In the Mood for Love di Wong Kar-wai, Moonlight di Barry Jenkins, Spirited Away di Hayao Miyazaki e Get Out di Jordan Peele. La lista si distingue per la sua attenzione al cinema internazionale, includendo opere provenienti da Asia, Europa e America Latina, così come film d’animazione, horror psicologici, commedie e biopic.
Fa discutere la presenza nella parte alta della classifica di Bridesmaids (2011), la commedia diretta da Paul Feig con Kristen Wiig e Maya Rudolph. Inserita al 32° posto, è stata definita dal New York Times “il miglior film di nozze del nuovo millennio”, premiata per il suo equilibrio tra comicità e sincerità emotiva. Un segnale chiaro che la commedia femminile non è più relegata ai margini della critica autorevole.
La classifica nasce da un sondaggio condotto su 500 figure chiave dell’industria cinematografica, tra cui i registi Sofia Coppola e Barry Jenkins, l’attrice Julianne Moore, lo sceneggiatore Tony Kushner. Ciascun partecipante ha indicato i dieci film più significativi realizzati dal 2000 in poi, creando una lista che riflette gusti personali, influenze culturali e impatto professionale.
Oltre ai grandi nomi americani, trovano spazio film come La mujer sin cabeza di Lucrecia Martel (Argentina), Toni Erdmann di Maren Ade (Germania), Dogtooth di Yorgos Lanthimos (Grecia), e Amour di Michael Haneke (Austria/Francia). Un’ulteriore conferma che il cinema contemporaneo non si esaurisce a Hollywood e che il canone del nuovo millennio è inevitabilmente globale.
Tra i film italiani, l’unico a ricevere consensi diffusi nelle classifiche parallele degli ultimi anni è La grande bellezza (2013) di Paolo Sorrentino, assente però dalla top 100 del New York Times. Una scelta che potrebbe far discutere, specie in patria. L’assenza di autori come Nanni Moretti o Matteo Garrone sottolinea quanto la visibilità internazionale giochi un ruolo cruciale in questi sondaggi.
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