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La fine (possibile) del Sistema Solare: quando una stella di passaggio potrebbe cambiare tutto

Nei prossimi 5 miliardi di anni, il pericolo maggiore non sarà il Sole, ma i vicini galattici

La fine (possibile) del Sistema Solare: quando una stella di passaggio potrebbe cambiare tutto

Non sarà domani, né dopodomani. Ma il destino del Sistema Solare potrebbe essere segnato. Non da un’esplosione improvvisa o da un collasso violento, bensì dal passaggio, apparentemente innocuo, di una stella. Un evento raro, sì, ma non impossibile. E, secondo una nuova ricerca condotta dal Planetary Science Institute e dall’Università di Bordeaux, rappresenterebbe la minaccia più concreta per la stabilità del nostro angolo di universo nei prossimi cinque miliardi di anni.

Fino ad oggi abbiamo pensato al Sistema Solare come a un meccanismo quasi perfetto, con orbite prevedibili e armonie celesti capaci di durare in eterno. Ma non è così. Viviamo in un quartiere galattico affollato, e ogni tanto un vicino potrebbe bussare – o peggio, spingere. Letteralmente.

Stelle vaganti e orbite impazzite

Il rischio ha un nome preciso: perturbazione gravitazionale. Se una stella dovesse avvicinarsi troppo al nostro Sistema Solare – diciamo entro 100 unità astronomiche, cioè cento volte la distanza tra la Terra e il Sole – le sue forze gravitazionali potrebbero alterare sensibilmente le orbite dei pianeti, con conseguenze devastanti: collisioni, espulsioni, instabilità orbitale. La probabilità? Circa il 5% in cinque miliardi di anni. Non altissima, ma sufficiente per far alzare un sopracciglio alla comunità scientifica.

Gli effetti però non dipendono solo dalla distanza. Anche passaggi più “lontani” – nell’ordine di migliaia di unità astronomiche – possono innescare reazioni a catena, alterando le posizioni dei pianeti più esterni e trasmettendo il disturbo fino ai più interni, come una pallina che, colpendo le prime del domino, manda giù tutte le altre.

Mercurio e Plutone: i più vulnerabili

Per indagare le conseguenze di questi scenari, i due ricercatori – Nathan Kaib e Sean Raymond – hanno simulato migliaia di scenari possibili, variando posizione, velocità e traiettoria della stella di passaggio. Il risultato? Circa una probabilità su 200 che almeno un pianeta venga spinto fuori dal Sistema Solare. Una stima che raddoppia quelle precedenti.

Il bersaglio più fragile? Sorprendentemente, Mercurio. “Nonostante sia il più vicino al Sole, la sua orbita è molto sensibile ai piccoli spostamenti dei pianeti giganti”, scrive Raymond. Basta che Giove o Urano cambino leggermente inclinazione, e Mercurio può finire catapultato verso il Sole o in rotta di collisione con Venere.

Subito dopo c’è Plutone. Nonostante la sua fama di “escluso”, il pianeta nano ha un’orbita relativamente stabile. Eppure, secondo le simulazioni, c’è circa il 5% di possibilità che una stella vagante lo trasformi in un esule cosmico, espulso dal Sistema Solare verso lo spazio interstellare.

E la Terra?

Buone notizie, tutto sommato: le probabilità che la Terra venga “sfrattata” dalla sua orbita sono basse, attorno allo 0,05%. Ma attenzione: i veri rischi potrebbero essere indiretti. Una perturbazione orbitale anche minima potrebbe bastare a modificare l’inclinazione o la forma dell’orbita terrestre, e quindi il clima. E in quel caso, anche senza collisioni, l’impatto sulla vita sarebbe drammatico. Le probabilità che questo accada? Circa lo 0,3%.

D’altra parte, il conto alla rovescia è già iniziato: tra uno o due miliardi di anni il Sole diventerà così caldo da rendere la Terra inabitabile. Ma c’è una probabilità su mille che un passaggio stellare acceleri questo processo, allungando l’orbita terrestre e aumentandone l’esposizione alla radiazione solare. Insomma: anche un piccolo “spintone” gravitazionale potrebbe cambiare tutto.

Un addio al Sistema Solare?

In un futuro lontano – ma non inimmaginabile – potremmo doverci voltare indietro e salutare il nostro Sistema Solare come un ricordo. I pronipoti dell’umanità, magari sparsi tra altri sistemi, potrebbero indicare una stella nel cielo e dire: “Lì c’era casa nostra”. Sempre che quella stella, il Sole, non si sia già portata via tutto.

Un’ipotesi affascinante, inquietante, e perfettamente plausibile. Almeno secondo i calcoli.

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