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IL COLLEZIONISTA FOLLE
13 Luglio 2025 - 09:09
Picasso (a destra) e l'opera presa in esame dal Collezionista Folle
PROLOGO
Se pensate che l’arte moderna sia solo un’accozzaglia di pennellate indecifrabili, non avete mai assistito a una “festa di laurea” di Pablo Picasso, e vi assicuro che la sua versione di laurea è tutt’altro che convenzionale. Ma, come si dice, la follia è il sale dell’arte - e Picasso ne era il più grande chef. Immaginatevi un trio di artisti - il pittore spagnolo, il poeta Apollinaire, e il pittore Max Jacob - alle prese con una sorta di bizzarro gioco di società: lauree improvvisate, bastoni da bulli, pignatte da rompere e, ovviamente, il tutto condito con una certa dose di... malizia intellettuale.
A fare da contorno a questa vacanza artistica a Siviglia, Picasso crea un’opera che non viene presa troppo sul serio, come se volesse sfidare i più tradizionali meccanismi dell’arte: un dipinto che pare uscito da una sagra paesana, ma che in realtà nasconde una trama di giochi di parole e riferimenti esoterici che nemmeno i più esperti storici dell’arte riuscirebbero a districare senza un’accurata ricerca tra le righe. Ma proprio questo è il suo gioco. Non c’è firma, solo una grande “menzogna” stilistica, la sfida a chiunque osi interpretare il suo lavoro in modo letterale.
In questo nuovo capitolo della rubrica, il Collezionista Folle vi guiderà alla scoperta di un episodio che mescola arte, goliardia e una dose di mistero degna di un thriller. Quella che sembrerebbe una semplice “festa” si rivela, invece, una scena da manuale dell’arte moderna, dove il gioco di parole e l’ironia sono la vera chiave di lettura. Ma attenzione: dietro l’apparente leggerezza, il dipinto di Picasso potrebbe nascondere più di un segreto...
PICASSO LAUREATUS
Con 30 e lode dal prof. Maurice Princet docente alla Sorbona che si prestò goliardicamente alla messa in scena, organizzata solo per bagordare. Lo festeggiarono il suo amico Max Jacob col quale nel periodo di povertà condivideva il letto, Pablo dormiva metà notte, Max l’altra metà. Il critico d’arte e poeta Guillaume Apollinaire non poté mancare alla festa di laurea di Picasso, partecipando nel solito bistrò come terzo musicista.
Saranno loro tre con le rispettive compagne ad organizzare una vacanza a Siviglia un 15 di agosto quando nell’arena si giocava con lunghi bastoni a rompere la pignatta fortunata piena di caramelle e qualche moneta d’oro omaggiata dal loro sostenitore Robert René Meyer See. In quella occasione Picasso avrebbe dipinto una grande tavola di legno di cui la “Banda Picasso” fu rappresentata al completo, con le rispettive compagne: tutti col viso coperto dalla classica bandana, Picasso sulla sinistra di schiena con la giubba blu, da pronunciarsi “pale blue” = Pablo, per cacofonia. In centro il gigante Apollinaire, mentre tra i due bastoni il volto bendato di Max Jacob con Fernande Olivier vestita di bianco in procinto di uscire dal dipinto, forse per procedere in un secondo pannello accoppiato sul retro, alla continuazione della storia. Di spalle la compagna di Max Jacob dipinta con le gambe tagliate: “Jambes coupées” che per cacofonia può leggersi come “J’aime la coupe” cioè “Io amo la coppa”, ovvero la meta del gioco: la ricerca della coppa del Santo Graal. Da non dimenticare sulla sinistra del dipinto una donna con la gobba, la compagna di Apollinaire Marie Laurencin alla quale il dottore aveva raccomandato di saltare la corda, secondo i ricordi Daniel Wildenstein.
Più in alto un uomo con la casacca nera, citato nella corrispondenza tra Apollinaire e Picasso come Robert René Meyer See, il finanziatore della allegra compagnia più nota come “La banda Picasso”.
Nonostante la mia chiara ma discussa individuazione dei personaggi, il dipinto non è firmato ed è quindi attribuibile a Picasso e proponibile alla Fondazione omonima come una probabile "menzogna", che era un gioco per ingannare l'osservatore. Infatti i personaggi sono abbigliati con abiti spagnoli di fine ottocento. Il dipinto è stato eseguito intorno al 1936, quando Dora Maar si incontrò con Picasso ad Antibes, nello stesso periodo in cui fu approntato il primo bozzetto che porterà a Guernica. Il volto di Dora Maar è nascosto sotto il bendaggio di Max Jacob, lo spiritoso trasformista del gruppo, come rivela una foto agli infrarossi.
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