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Le fusa dei gatti: non sempre un segno di felicità

Quel suono profondo e rassicurante nasconde significati più complessi di quanto crediamo.

"Hands Off the Cat": la campagna di Nichelino per proteggere i gatti vaganti

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È un suono che chi vive con un gatto conosce bene: profondo, ritmico, quasi musicale. Le fusa accompagnano spesso i momenti più dolci e rilassati, e siamo portati a pensare che significhino sempre felicità. Ma è davvero così?

Dal punto di vista biologico, le fusa nascono da una vibrazione continua dei muscoli della laringe, attiva sia durante l’inspirazione che l’espirazione. Una caratteristica rara nel mondo animale. E se i gatti domestici sono i più noti, non sono gli unici: anche ghepardi, linci, serval e puma condividono questa capacità. Al di fuori dei felini, solo poche eccezioni come le genette emettono suoni simili, pur con meccanismi diversi.

L’idea che le fusa siano sempre segno di benessere è radicata, ma la realtà è più sfumata. I gatti le producono anche quando sono feriti, malati o spaventati, perfino poco prima di morire. In questi casi sembrano servire a calmarsi o a richiamare attenzione e protezione.

È un comportamento che inizia nei primissimi giorni di vita: i gattini fanno le fusa mentre allattano, e anche la madre risponde, rafforzando il legame. Le fusa sono quindi una forma di comunicazione complessa, non solo un’espressione di piacere.

Altri animali — come procioni, conigli, pipistrelli e alcuni ragni — producono suoni vibranti simili, ma nessuno come i felini riesce a generare fusa vere e proprie: continue, ritmiche, bilaterali e legate alla vibrazione laringea.

Insomma, le fusa restano quasi un’esclusiva felina, ma non vanno sempre interpretate come segnale di gioia. Possono essere anche una richiesta d’aiuto o un gesto di conforto. Forse è proprio questa ambiguità a renderle così affascinanti: una voce profonda e sommessa, che dice molto più di quanto sembri.

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