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Lavorare all’estero: ecco i 10 Paesi più ambiti nel 2025 secondo i sondaggi

Boom di ricerche verso Medio Oriente ed Europa: Lussemburgo, Oman e Kuwait in testa

Lavorare all’estero: ecco i 10 Paesi più ambiti nel 2025 secondo i sondaggi

Il mondo del lavoro è cambiato, e con esso anche le ambizioni dei professionisti. In un contesto in cui molte professioni si sono trasformate o scomparse, un desiderio sembra resistere al tempo: quello di fare un’esperienza lavorativa all’estero. A confermarlo è un nuovo studio di Indeed Hiring Lab, che ha stilato la classifica dei 10 Paesi più desiderati dai lavoratori di tutto il mondo.

Al vertice della classifica si piazza il Lussemburgo, piccolo Stato europeo noto per il suo alto tenore di vita e per la sua stabilità economica. Ma a dominare la top 10 non sono i giganti economici come Stati Uniti o Cina: sono invece Paesi con economie più agili e standard di vita molto elevati.

A sorpresa, i Paesi del Medio Oriente conquistano la maggior parte delle posizioni in classifica:

  • 2° posto: Oman

  • 3° posto: Kuwait

  • 5° posto: Qatar

  • 6° posto: Arabia Saudita

  • 7° posto: Bahrain

  • 9° posto: Emirati Arabi Uniti

Al quarto posto si trova la Svizzera, mentre Singapore (8°) e Nuova Zelanda (10°) completano il quadro delle destinazioni più ambite. Secondo i dati raccolti da Indeed, i settori più ricercati da chi vuole lavorare all’estero sono:

  • Sviluppo software, in assoluto il comparto con le maggiori potenzialità future

  • Il settore alimentare, in crescita soprattutto nelle economie asiatiche e mediorientali

  • Le professioni legate alla cura e all’assistenza, sempre più richieste in una società che invecchia

I dati relativi al nostro Paese sono tutt’altro che incoraggianti. Se da un lato cresce l’interesse degli italiani a trasferirsi all’estero – con un 4,4% delle ricerche di lavoro effettuate da italiani dirette oltre confine (contro il 2,7% del 2021) – dall’altro l’Italia perde appeal tra i candidati stranieri. Le ricerche di lavoro verso il nostro Paese sono in calo costante dal 2018, con una perdita di mezzo punto percentuale in sette anni. Il motivo? Salari poco competitivi e scarse prospettive di crescita professionale, in un mercato ancora segnato da dinamiche rigide e poco trasparenti.

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