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Curiosità

Nel deserto il nero non scotta: ecco perché i beduini vestono così

Uno studio svela i motivi fisici dietro la scelta del vestiario scuro: conta più la forma del tessuto che il colore

Nel deserto il nero non scotta: ecco perché i beduini vestono così

Foto di repertorio

A prima vista sembra un controsenso: nel pieno del deserto, dove il sole picchia senza tregua, i beduini indossano lunghi abiti neri. Eppure, quella scelta ha basi scientifiche precise. Uno studio pubblicato su Nature nel 1980 da ricercatori delle università di Harvard e Tel Aviv ha analizzato a fondo il fenomeno, confrontando gli effetti di vari tipi di vestiario sotto il sole del Negev.

L’indagine ha preso in esame quattro diverse condizioni: una tunica nera tradizionale, una tunica bianca identica, un’uniforme kaki e infine il corpo quasi nudo. Pur assorbendo il 89% della radiazione solare, l’abito nero non ha comportato un maggiore surriscaldamento corporeo rispetto a quello bianco. Anzi, grazie al suo maggiore gradiente di temperatura, ha favorito moti convettivi d’aria tra il corpo e la stoffa, migliorando la dispersione del calore.

Il tessuto largo, spesso e non aderente risulta quindi determinante. È lo spazio d’aria tra il corpo e l’abito a creare una sorta di “camino naturale” che favorisce il ricambio di aria calda con aria più fresca. I dati raccolti nello studio mostrano come l’effetto complessivo sul corpo sia simile per i due abiti tradizionali, mentre sia l’uniforme militare che l’esposizione diretta della pelle comportano un maggiore accumulo di calore.

In altre parole, nel deserto non è tanto il colore dell’abito a contare, quanto la sua struttura. A temperature estreme, un abito scuro e ampio protegge meglio rispetto a capi aderenti e chiari. Una lezione utile, anche per chi pensa che in estate basti spogliarsi per avere sollievo.

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