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Post, prelievi e prevenzione: parte lo screening nazionale per diabete e celiachia nei bambini

Dati incoraggianti dal progetto pilota D1CeScreen: diagnosi più tempestive e complicanze ridotte

Post, prelievi e prevenzione: parte lo screening nazionale per diabete e celiachia nei bambini

Individuare in tempo, agire prima. È questa la promessa – oggi sostenuta da dati concreti – che arriva dal progetto pilota D1CeScreen, lo screening per diabete di tipo 1 e celiachia nei bambini, promosso dal Ministero della Salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Dopo mesi di test in quattro regioni – Campania, Lombardia, Marche e Sardegna – i risultati sono chiari: lo screening funziona, è efficace anche nei soggetti asintomatici e permette diagnosi precoci che fanno davvero la differenza.

Secondo i dati presentati il 30 giugno presso la sede dell’ISS, il 2,8% dei bambini è risultato positivo agli anticorpi della celiachia, mentre lo 0,97% al test per il diabete di tipo 1. Numeri non da allarme, ma da attenzione. Il campione ha coinvolto 5.363 bambini di 2, 6 e 10 anni, sottoposti a test rapidi su sangue capillare grazie alla collaborazione di 429 pediatri di libera scelta. Un’alleanza, quella tra famiglie, medici e istituzioni, che ha prodotto un modello già pronto ad essere replicato.

A settembre tutto sarà pronto per l’avvio dello screening nazionale, previsto tra fine 2025 e inizio 2026”, ha dichiarato Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera e primo promotore della legge 130/2023 che ha istituito il programma.

I promotori non parlano di un semplice progetto sanitario, ma di un cambio di paradigma: una sanità che previene, non solo che cura. Lo screening non mira a misurare la prevalenza delle patologie – che resta materia da studi epidemiologici più ampi – ma a intercettare quei marcatori immunitari (autoanticorpi) che anticipano l’insorgenza di malattie croniche autoimmuni come DT1 e MC. Un approccio che consente interventi mirati e tempestivi, migliorando la qualità della vita e abbattendo i costi futuri.

I risultati del pilota raccontano una storia di efficienza, cooperazione e consapevolezza: le modalità organizzative hanno funzionato, l’adesione delle famiglie è stata significativa, e l’intero processo ha superato la prova di fattibilità. Ora l’obiettivo è chiaro: trasformare questo modello in un diritto esteso a tutti i bambini italiani.

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