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PENSIONI & SOCIETà

Pensione all’estero 2025: dove conviene trasferirsi per pagare meno tasse

Secondo l’ultimo rapporto annuale dell’INPS, è in crescita il numero dei “pensionati in fuga”: ecco le nuove destinazioni scelte dagli italiani, con regole ferree da conoscere

Pensione all’estero 2025: dove conviene trasferirsi per pagare meno tasse

Sempre più pensionati italiani scelgono di lasciare il Paese per godersi la pensione all’estero, dove il fisco è più leggero, la vita costa meno e il clima è più favorevole. Ma attenzione: non basta fare le valigie. Le nuove regole per il trasferimento fiscale sono rigide, e non tutti possono approfittarne. Dall’Albania alla Tunisia, passando per Grecia e Cipro, ecco dove conviene davvero andare e quali condizioni bisogna rispettare per risparmiare (legalmente) sulle tasse. Ma il sogno di una pensione dorata oltre confine è riservato solo a pochi.

Uomo, con un assegno superiore ai 5.000 euro lordi al mese, proveniente dal Nord Italia o dal Lazio. È questo il profilo tracciato dall’ultimo rapporto Inps sui pensionati italiani all’estero. Ex lavoratori del settore privato, decisi a rifarsi una vita in un Paese dove il loro reddito sia più “pesante”. In sintesi: chi può, scappa dal fisco italiano.

Fino a pochi anni fa, Spagna e Portogallo erano le mete preferite. Ma oggi, con l’aumento delle tassazioni locali, perdono terreno. Il Portogallo, ad esempio, ha introdotto aliquote fino al 53% sulle pensioni estere. La Spagna è ancora vantaggiosa, ma meno competitiva rispetto ad altre destinazioni emergenti.

Tra queste, l’Albania rappresenta una delle opzioni più attraenti, poiché garantisce l’esenzione totale delle pensioni italiane. Anche la Tunisia è molto apprezzata: applica una tassazione massima del 5% e offre un costo della vita tra i più bassi del Mediterraneo. La Grecia si distingue per un’imposta agevolata del 7% valida per quindici anni. Cipro offre un’imposizione al 5%, con alcune limitazioni. Malta, invece, applica il 15%, ma a patto che venga acquistata un’abitazione. Al di fuori dell’Europa, anche Paesi come Panama, Costa Rica ed Ecuador offrono condizioni fiscali vantaggiose, accompagnate da un clima favorevole e buone condizioni di vita.

Nel 2023, 33 pensionati italiani ogni 100mila hanno scelto di trasferirsi all’estero. Erano solo 10 nel 2010: il fenomeno è triplicato in poco più di dieci anni. Le regioni più coinvolte sono quelle del Nord — Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Lombardia e Veneto — ma anche Lazio, Abruzzo e Sicilia registrano numeri in crescita. Le motivazioni cambiano in base al reddito: chi ha pensioni basse si sposta spesso per necessità, spinto da un costo della vita più sostenibile o da motivi familiari. Chi dispone invece di trattamenti più alti cerca una qualità della vita migliore e un fisco meno aggressivo.

Ma per accedere ai vantaggi fiscali non basta cambiare Paese: è necessario acquisire la residenza fiscale, iscriversi all’AIRE, dimostrare di avere un’abitazione (affitto o proprietà) e aprire un conto corrente locale. Fondamentale anche la presenza fisica: almeno 183 giorni l’anno nel Paese scelto. Ogni Stato, poi, impone regole proprie.

Diversa la situazione per gli ex dipendenti pubblici: per loro, la pensione resta tassata in Italia. Solo pochi Paesi — come Tunisia, Australia, Cile e Senegal — prevedono eccezioni. Negli altri casi, l’unico modo per ottenere l’imposizione estera è acquisire la cittadinanza locale, secondo quanto stabilito dalla Corte di Giustizia UE.

La Legge di Bilancio 2025 ha bloccato la rivalutazione per le pensioni oltre i 598,61 euro. L’unico aumento, dello 0,8%, riguarderà solo gli assegni minimi. Per i residenti all’estero, inoltre, l’Inps ha rafforzato i controlli: in collaborazione con Citibank, richiede la prova periodica dell’esistenza in vita. Chi non risponde rischia la sospensione dei pagamenti.

Trasferirsi all’estero per risparmiare è possibile, ma non alla portata di tutti. Servono requisiti, documenti, e una pensione abbastanza solida. I vantaggi esistono, ma soprattutto per chi ha redditi medio-alti. Per chi ha meno, il fisco agevolato resta un obiettivo più difficile da raggiungere.

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