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SALUTE & BENESSERE
14 Agosto 2025 - 13:50
Basta poco tempo vicino all’acqua per sentirne l’effetto: il respiro rallenta, le spalle si sciolgono, la mente si alleggerisce. Non è un’impressione romantica, ma qualcosa che la scienza sta indagando da anni. I cosiddetti “spazi blu” — mare, laghi, fiumi o cascate — influenzano in modo tangibile il nostro equilibrio psicofisico. Che sia un tuffo tra le onde, una passeggiata a piedi nudi in riva o un momento di contemplazione silenziosa, l’acqua sa agire come un balsamo naturale.
L’acqua ha sempre esercitato su di noi un fascino irresistibile. C’è chi sceglie il sentiero lungo il torrente, chi si accomoda a un tavolo affacciato sul lago, chi fugge verso la costa appena può. “Ho bisogno di un po' di mare” non è un vezzo linguistico, ma la manifestazione di un legame profondo, radicato nel tempo.
Lo conferma Catherine Kelly, geografa e autrice di Blue Spaces: How and Why Water Can Make You Feel Better. Dopo un lutto, ha trovato conforto trasferendosi sull’oceano irlandese e immergendosi nelle sue acque ogni giorno. Per lei, i primi benefici nascono da aspetti semplici: aria più fresca, paesaggi distensivi e un silenzio che invita alla calma — purché non si tratti di una spiaggia sovraffollata in pieno agosto.
Quando siamo vicino all’acqua, il corpo tende a muoversi senza che ce ne accorgiamo: qualche bracciata, passi lenti con l’acqua alle caviglie, giochi tra le onde. Una ricerca del 2015 pubblicata sull’International Journal of Environmental Research and Public Health rivela che l’attività fisica in acqua dura spesso più a lungo rispetto a quella svolta a terra, perché la percezione dello sforzo è diversa.
L’immersione, specialmente in acque fredde, provoca una reazione immediata e intensa: sorrisi, esclamazioni, talvolta grida liberatorie. In quei momenti la mente è concentrata solo sul presente, lontana da notifiche e incombenze. Il moto dell’acqua è un incantesimo visivo e sonoro: il frangersi delle onde, le leggere increspature al vento, i riflessi di luce che danzano sulla superficie. Stimoli delicati, mai invasivi, che lasciano spazio ai pensieri. Forse è per questo che davanti al mare diventa più semplice meditare, riflettere o, semplicemente, lasciarsi andare.
Spesso, durante una camminata sulla battigia, nasce un’idea brillante o si chiarisce un dubbio che sembrava irrisolvibile. È come se il ritmo costante dell’acqua riportasse ordine anche nella mente. L’effetto positivo non si esaurisce al tramonto. Le attività acquatiche aiutano a migliorare il sonno, ma anche chi si limita ad osservare l’acqua ne trae un senso di calma profonda.
Il mare, inoltre, è legato a esperienze condivise: gite, vacanze, ricordi con amici e famiglia. Sono momenti che rafforzano legami e costruiscono storie comuni. E poi c’è lo stupore: restare a fissare l’orizzonte o osservare la forza di una cascata ci ricorda che siamo parte di qualcosa di immensamente più grande.
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