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Fisco
19 Settembre 2025 - 10:50
Negli ultimi vent’anni Dubai si è trasformata da hub commerciale a paradiso fiscale capace di attrarre capitali e forza lavoro da tutto il mondo. Un cambiamento radicale reso possibile da riforme mirate che hanno reso l’emirato una calamita per chi cerca opportunità di investimento e un regime fiscale vantaggioso. L’obiettivo dichiarato dal governo è ambizioso: arrivare a 5,8 milioni di abitanti entro il 2040, puntando su expat e professionisti che alimentino l’economia degli Emirati Arabi Uniti.
Il punto di forza è l’assenza totale di imposte sul reddito delle persone fisiche: i guadagni prodotti non sono tassati, né quelli da lavoro né quelli derivanti da immobili. A questo si aggiungono:
tassazione sulle società al 9% per redditi oltre 375.000 dirham (circa 86.000 euro);
IVA al 5% su beni e servizi;
tassa di registrazione immobiliare al 4% da versare solo al momento dell’acquisto;
tassa abitativa pari al 5% dell’affitto medio annuo (sia per immobili locati che non locati);
imposta di soggiorno sugli hotel e pedaggi stradali (“Salik”) riscossi automaticamente.
Un altro vantaggio riguarda l’opacità delle proprietà immobiliari: non esiste un registro pubblico accessibile alle autorità fiscali straniere, il che rende Dubai particolarmente attraente per chi vuole diversificare i propri asset senza doverli dichiarare altrove.
Fino ai primi anni 2000 solo i cittadini dei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo potevano possedere immobili a Dubai. Con l’apertura agli investitori esteri, il settore ha vissuto una crescita esplosiva: in vent’anni il patrimonio abitativo è aumentato di oltre dieci volte, con aree dedicate agli acquirenti stranieri che hanno visto i prezzi impennarsi.
A rendere ancora più appetibile l’investimento c’è la golden visa, un permesso di soggiorno decennale riservato a chi acquista immobili per almeno 2 milioni di dirham (circa 540.000 dollari). Un modo per consolidare il legame tra investitori e città.
Accanto ai benefici fiscali, vivere a Dubai comporta anche costi elevati. Il sistema sanitario, pur considerato tra i migliori al mondo, è gratuito solo per i cittadini emiratini. Gli expat devono richiedere una tessera sanitaria e pagare per ogni prestazione, oppure affidarsi a polizze assicurative private, spesso indispensabili per coprire spese sanitarie molto alte.
Lo stesso vale per il settore immobiliare: l’offerta è ampia, ma gli affitti e i prezzi delle case sono molto alti, in linea con l’attrattiva internazionale della città.
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