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SCIENZA & TECNOLOGIA
23 Settembre 2025 - 22:05
Per la prima volta l’intelligenza artificiale ha dato vita a virus mai esistiti in natura. Non è fantascienza, ma il risultato di un esperimento concreto: entità capaci di infettare e uccidere batteri resistenti agli antibiotici. Un traguardo che potrebbe aprire nuove strade nella lotta alle infezioni, ma che mostra anche quanto velocemente l’IA stia cambiando il modo in cui immaginiamo e costruiamo la biologia.
Il lavoro arriva da un team statunitense, guidato dall’Università di Stanford insieme a ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center e dell’Arc Institute di Palo Alto. Coordinati dal professor Brian L. Hie, gli studiosi hanno sfruttato due modelli di linguaggio, Evo 1 ed Evo 2, già usati in genomica, per generare intere sequenze di DNA. A fare da modello è stato il genoma di riferimento del batteriofago ΦX174, un virus semplice ma completo, che l’IA ha trasformato in centinaia di nuove varianti.
Tra i circa 300 fagi sintetizzati, 16 si sono dimostrati in grado di funzionare e di eliminare tre ceppi di Escherichia coli resistenti agli antibiotici. È un risultato che nessun virus naturale della stessa famiglia era riuscito a ottenere. Vuol dire che, almeno negli esperimenti di laboratorio, si possono pensare nuove cure con i fagi (virus che attaccano i batteri) per combattere i batteri resistenti agli antibiotici. Questa resistenza, secondo l’OMS, è una delle più grandi minacce per la salute nel mondo.
La ricerca, caricata su BioRxiv e non ancora sottoposta a revisione paritaria, mostra anche un lato più fragile. Creare entità biologiche che non esistono in natura significa aprire una porta difficile da richiudere. Non si tratta di vita autonoma – i virus non hanno metabolismo né capacità di replicarsi senza un ospite – ma il confine si assottiglia sempre di più.
Gli autori parlano di un “modello per la progettazione di sistemi viventi utili su scala genomica”. Una frase che rende l’idea della portata del lavoro. La strada è aperta e, come spesso accade con le innovazioni radicali, sarà la capacità di governarla a decidere se resterà un’arma preziosa contro i batteri o un rischio da contenere.
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