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Ferrante Aporti shock: 17enne scava un buco ed evade dal carcere

ferrante aporti

Di lui si sa soltanto che è arrivato in Italia dall’Egitto. Era solo e, a 17 anni, ha vissuto compiendo furti e rapine a Genova e dintorni. Fino a quando, un mese fa, è finito al Centro di prima accoglienza del carcere minorile di Torino. E lì è rimasto fino a quando è riuscito a creare un buco nel cassone della tapparella del bagno: era la mezzanotte di ieri ed è scappato, facendo perdere le sue tracce e sollevando polemiche.

LA FUGA E LE ACCUSE A far sapere dell’evasione sono i sindacati Sappe e Osapp, che puntano il dito contro le condizioni del Ferrante AportiSecondo quanto ricostruito, erano mesi che il 17enne entrava e usciva dal carcere dopo essere stato arrestato più volte in Liguria. In questo caso, però, non si trovava in cella: nonostante fosse in custodia cautelare, era “ospite” del centro di prima accoglienza, struttura collegata al piano terra del carcere, pensata per accogliere i minori per un massimo di 96 ore (in attesa della liberazione o della convalida dell’arresto). Però il giovane egiziano era lì da circa un mese. E da giorni studiava un modo per scappare. Lo ha trovato nel cassone della tapparella del bagno: non è ancora chiaro con cosa ma ha scavato un buco, che gli ha permesso di saltare nel parcheggio esterno e uscire. Le ricerche del 17enne sono in corso ma potrebbe essere ovunque, visto che non ha una famiglia in Italia da cui tornare. Intanto sono in corso gli accertamenti con le telecamere e il personale del carcere: com’è possibile che nessuno si sia accorto prima del buco? «Denunciamo da tempo la grave carenza di organico della polizia penitenziaria - risponde Gerardo Romano dell’Osapp - Lo abbiamo segnalato puntualmente ma tutti restano silenti sulla drammatica situazione del Ferrante Aporti».

Aggiunge Vicente Santilli, segretario regionale sindacato Sappe: «Adesso è prioritario catturare l’evaso ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza, spesso trascurate, con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della polizia penitenziaria del centro di prima accoglienza».

IL PROBLEMA DEL SOVRAFFOLLAMENTO L’episodio del carcere torinese fa emergere anche un altro problema, che fa il paio con la recente fuga di minorenni dal Beccaria di Milano: il Ferrante Aporti riceve detenuti minorenni da Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e provincia di Massa e Carrara. E da due anni pure dalla Lombardia, dove sono stati chiusi i centri di prima accoglienza. A questo si aggiunge il fatto che, dopo la rivolta di novembre, i posti del carcere torinese sono scesi da 45 a 36.

Intanto gli ingressi non si fermano, anzi sono continui perché stanno crescendo i reati commessi da minorenni: di conseguenza il Ferrante Aporti sta esplodendo e non riesce a trovare posto in cella per tutti. Come dimostra il caso del 17enne evaso: «Questo evento conferma come il carcere minorile sia in crisi e abbia bisogno di un salto di qualità - riflette Bruno Mellano, Garante dei detenuti del Piemonte - Ora sono in arrivo i fondi necessari, 25 milioni: bisogna usarli per intervenire anche sulle condizioni delle strutture».

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