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Faccia a faccia con la nuova direttrice
20 Maggio 2023 - 07:30
I giorni vissuti in disparte osservando l'organizzazione, le prime letture da Natalia Ginzburg all'Uomo Ragno
Non attraverso lo specchio, ma nello specchio: il tema dell’incontro era libri e letture, ma il senso dell’attesa era di vedere di fronte il direttore uscente e la direttrice appena nominata, Nicola Lagioia e Annalena Benini. Lei, in particolare, aveva già detto che avrebbe mantenuto un basso profilo, evitando interviste o dichiarazioni, tanto che in questi giorni al Salone ha partecipato - al di là del pass “organizzazione” - per la sua attività di giornalista. Quello di ieri era però il primo vero atto pubblico.
Annalena, quali sensazioni nel vedere il Salone da un’altra prospettiva? «È una cosa immensa, di cui sono felicissima e penso che si potrà fare una cosa bella, così come è stato bellissimo, meraviglioso, il Salone di Nicola in questi anni, con l’amore per farlo, con l’amore per i libri e per i lettori». «Sono qui da un po’ di giorni - ha detto ai giornalisti -. Con Nicola ho visto il Salone che cresceva, che si costruiva. C’erano gli stand che non esistevano e dopo due ore erano allestiti. Pensavo: “non è possibile che domani mattina sia tutto pronto”». Le ha dato qualche consiglio Nicola? «Il più importante è che il Salone di Torino è il Salone dei lettori, mi sembra la cosa fondamentale da tenere sempre presente» ha ammesso. Di fianco a lei, Nicola Lagioia che ammette, dopo i suoi sette anni pericolosi, che «Torino non è una piazza così facile. Adesso forse è più facile di sette anni fa. Sicuramente il Salone crescerà ancora, ne sono certo». Ecco, la domanda magari è questa, ma Annalena Benini al momento non pare voler spiegare la sua visione per la prossima edizione.
Lei si definisce «prima di tutto una lettrice. Nei libri cerco un avvicinamento alla realtà, qualcosa che mi permetta di guardare la realtà nel suo cambiamento. Molti mi hanno aperto delle porte. Cerco nei libri qualcosa di simile a un’ innocenza, una scoperta, ma non ingenua, che arricchisca il mio sguardo sul mondo» ha raccontato. E tra le scrittrici ha citato Natalia Ginzburg «con il suo modo schivo, però dritto. È stata la prima scrittrice che mi ha fatto capire che ci può essere una forma ibrida nella scrittura, forma ibrida nel senso che un romanzo non è bello solo per la storia o per i personaggi, ma perché ha qualcosa da dire». E poi: «Leggere mi ha sempre esaltato. Non mi facevano andare tanto in giro i miei genitori e invece quello lo potevo fare. La lettura è stata la prima libertà che ho incontrato».
Lettore molto più disordinato Lagioia, per sua ammissione, conquistato dalle illustrazioni della Divina Commedia del Doré che chiedeva alla madre di leggergli - «a proposito, visto che mia madre è qui, ditele che non è stata una follia rinunciare al “posto fisso” come direttore del Salone - e poi adolescente che «conosceva la sua città dalla mappa delle edicole, in particolare quelle che avevano l’Uomo Ragno». «Il problema che abbiamo - ha detto, ricordando la sua professoressa del liceo - è come si inizia a leggere». Un accenno forse alla prossima mission del Salone, che Lagioia suggerisce di arricchire con un aspetto formativo, come fosse una grande accademia delle professioni dei libri.
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