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L'allarme
10 Luglio 2023 - 07:00
Intervento del Soccorso alpino (foto di repertorio)
Sepolti dalle valanghe, precipitati durante ferrate e arrampicate, caduti mentre passeggiavano o cercavano funghi: sono già 636 le persone soccorse quest’anno sulle montagne piemontesi. E i morti sono 23: dati in linea con quelli del 2022, quando il Soccorso alpino regionale ha fatto registrare 75 decessi. In buon parte concentrati in estate, il periodo più delicato per turisti e appassionati.
È anche alla luce di questi numeri che l’Azienda Zero e il Soccorso alpino hanno una convenzione che prevede la presenza di un tecnico del Soccorso alpino sull’elicottero del 118.
C’è sempre un suo collega anche in Centrale operativa, in grado di dare indicazioni precise quando arrivano chiamate per emergenze in montagna. D’inverno si aggiunge l’unità cinofila da valanga, pronta a saltare sull’elicottero in caso di persone sepolte sotto la neve: «Dal primo giugno il tecnico del Soccorso alpino sale a bordo anche di notte per consentirci di svolgere le cosiddette operazioni speciali, con il verricello - puntualizza Roberto Vacca, direttore del Servizio regionale di elisoccorso - La loro presenza è fondamentale per darci il supporto tecnico e garantirci la sicurezza durante gli interventi nei cosiddetti “luoghi ostili”, cioè alpini e disagiati. Altrimenti non riusciremmo ad accedere al paziente».
D’altronde, nel 2022, un terzo degli interventi del Soccorso alpino hanno coinvolto gli elicotteri: un migliaio su circa 3mila. «Per noi l’estate è “calda” perché c’è tanta gente che va in montagna e, di conseguenza, aumentano gli incidenti» sentenzia il presidente del Soccorso alpino piemontese, Luca Giaj Arcota.
Lo confermano i numeri: nel 2022 le persone salvate sono state 1.596, di cui 1.083 ferite (record assoluto nella storia per il Soccorso alpino). Altre 75 sono morte: una strage silenziosa che tocca quota 404 vittime in cinque anni. 427, con le 23 del 2023.
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