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Il caso

La Procura dei minori: «La bimba caduta dal quinto piano va messa in comunità»

La richiesta urgente è stata inviata al Tribunale per "verificare la capacità di cura" dei genitori

La Procura dei minori: «La bimba caduta dal quinto piano va messa in comunità»

I soccorsi alla bimba caduta dal quinto piano

La Procura dei Minori di Torino ha chiesto al Tribunale di mettere in una comunità la bimba caduta sabato dal quinto piano: ora saranno i giudici a valutare se accogliere la richiesta, che prevede di «trasferire in un luogo sicuro» anche la madre.

La richiesta è frutto dell’indagine aperta su quanto successo alle 10.50 di sabato in via Nizza 389, dove la famiglia vive al quinto piano: la piccola Frida, 4 anni fra pochi giorni, ha approfittato di un momento di distrazione dei genitori per uscire sul balcone. Dov’è rimasta appesa ed è caduta per 15 metri, salvandosi grazie alla fortuna e alla prontezza del passante che l’ha presa al volo, il 37enne Mattia Aguzzi.

Mentre la piccola Frida è ancora ricoverata all’ospedale infantile Regina Margherita, le relazioni di carabinieri, medici e assistenti sociali sono finite sul tavolo della procuratrice dei minori, Emma Avezzù. Da quanto ricostruito nelle ultime ore, il nucleo familiare era già stato segnalato ai servizi sociali per piccole carenze nella cura della bimba. Nessuna criticità particolare, infatti la famiglia non era seguita.

Ora si cerca di capire se ci siano responsabilità in capo ai genitori di Frida, che sabato l’hanno persa di vista per qualche minuto mentre lei stava giocando e loro stavano riordinando l’appartamento prima di uscire.


Adesso, però, la procuratrice Avezzù chiede l’intervento del Tribunale dei minori per giudicare le capacità dei genitori dopo questo episodio, considerato “indice di trascuratezza”. Oltre a una limitazione delle responsabilità genitoriali e un affiancamento dei servizi sociali, è partita la richiesta urgente di trasferire madre e figlia in un luogo sicuro. Con questo la Procura non intende attribuire maggiori colpe al padre o ipotizzare sospetti su di lui: è semplicemente il percorso utilizzato nel caso in cui si debba verificare la “capacità di cura” dei genitori, cercando di mantenere almeno il rapporto con la mamma.

La risposta dei giudici è attesa nel giro di qualche giorno, poi entro due settimane il Tribunale dovrà convocare i genitori per una prima valutazione.

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