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19 Settembre 2023 - 07:00
La Polizia postale è il corpo che combatte i criminali informatici
Conti aziendali svuotati con una truffa, virus lanciati nel mucchio, computer bloccati e sbloccati solo dopo un riscatto: tutti attacchi informatici ai danni di società private ed enti pubblici, come successo di recente alle Asl di Torino e Moncalieri. Reati che sono più che raddoppiati da un anno all’altro: secondo il rapporto realizzato dal Censis insieme a all’Iisfa (l’Associazione italiana di Digital Forensics), nel 2022 la provincia di Torino ne ha subiti 17.165, terza in Italia dopo Milano e Roma. Ma prima se si confronta il dato con il numero di abitanti, con quasi 8 “colpi” ogni mille persone. E, stando al report di Swanscan (azienda che si occupa di cybersicurezza), nel secondo trimestre di quest’anno gli attacchi informatici nel nostro Paese sono aumentati del 34,6% rispetto ai primi tre mesi. Tutti numeri che fanno capire quanto sia alto l’allarme per i cosiddetti hacker, i pirati informatici.
«Gli attacchi cybernetici sono un’emergenza a livello mondiale - mette in guardia Manuela De Giorgi, dirigente della Polizia postale di Torino, cui spetta la lotta ai criminali del web nella nostra regione - Basti pensare che nel 2012 si erano registrati 150 attacchi, che dieci anni dopo sono diventati più di 13mila. E dal 2021 al 2022 c’è stato un aumento del 138%, con una tendenza simile anche quest’anno: pandemia e guerra in Ucraina hanno accentuato il problema».
Come funzionano questi attacchi? «Spesso partono da errori umani: basta un computer collegato all’azienda dal dipendente in smart working e un link cliccato senza riflettere. Poi ci sono le truffe di social engineering: i criminali si infiltrano fra fornitore e compratore, si spacciano per chi ha eseguito il servizio e chiedono il pagamento. Oppure i pirati “sparano” virus nel mucchio, bloccando i sistemi informatici delle aziende e chiedendo piccole cifre come riscatto: così sperano che almeno una parte delle vittime paghi invece di denunciarli». E quali sono i bersagli principali? «Le grandi aziende e gli asset strategici su cui si poggiano le economie dei vari Paesi: sanità, trasporti, energia. Ma devono stare attente soprattutto le piccole e medie imprese , anche perché sono le più vulnerabili: hanno minori risorse per difendersi e spesso pensano di poter stare tranquilli».
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