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INSICUREZZA

Infermieri e medici aggrediti al Pronto Soccorso: «Vogliamo un presidio di polizia»

L'appello disperato del personale dell'ospedale San Giovanni Bosco

ospedale San Giovanni Bosco Torino

L'ospedale San Giovanni Bosco di Torino

Sono stanchi e hanno paura. Infermieri, Oss e i tanti medici che ogni giorno gravitano intorno al Pronto Soccorso dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino sono allo stremo. Le aggressioni all’interno (e anche nel parcheggio) del nosocomio di Barriera di Milano non si contano più e i camici bianchi sono stanchi di doversi difendere da aggressioni verbali e fisiche che si fanno ogni giorno più insistenti.

Presidio fisso di polizia
«Vogliamo un presidio fisso di polizia» l’appello di una infermiera, che preferisce rimanere anonima. «Abbiamo chiesto a più riprese di poter essere assistiti da un a pattuglia 24 ore su 24, come succede in altri ospedali, ma tutto quello che abbiamo ottenuto è un agente singolo e nemmeno fisso sul posto» denunciano ancora dal Pronto Soccorso.

L'incubo del parcheggio
«Qualche settimana fa un'operatrice socio sanitaria si è trovata di fronte a una situazione surreale. Non aveva moneta da dare al parcheggiatore abusivo che staziona fisso nel parcheggio dell'ospedale e quando è uscita si è ritrovata la sua Panda ricoperta di feci» raccontando dal Pronto Soccorso. 

Un’altra infermiera testimonia che, sempre nel parcheggio dell’ospedale, è stata avvicinata da un furgone dal quale sono scesi due uomini che l’hanno costretta ad andare a prelevare del denaro al bancomat più vicino.

I racconti delle tensioni all’interno del Pronto Soccorso si assomigliano tutte, ma spesso i sanitari non denunciano. «Siamo rassegnati» spiega ancora l’infermiera che per prima si è rivolta a noi per segnalare la condizione di profondo disagio del personale. «Abbiamo constatato che, con l’aumento dei migranti, si sono fatti più frequenti i casi di disagio psichiatrico con annesse violenze» aggiunge. «Noi chiediamo solo di poter lavorare in una condizione di maggiore sicurezza» conclude amaramente.

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