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LAVORO

Grandi Dimissioni, oltre 89mila piemontesi lasciano il posto fisso

Il fenomeno esplode tra i Millennials. Bonanni (Inps): «Il lavoro non è più una priorità per i giovani»

Il mito del posto fisso è tramontato. Per i Millennials (quella generazione di nati tra l’inizio degli anni ottanta e la metà degli anni novanta o primi duemila) il contratto a tempo indeterminato ha perso molto del suo fascino. Più importante appare la giusta conciliazione tra tempi di vita e lavoro, un’organizzazione aziendale funzionale agli obiettivi e, più in generale, stimoli sempre nuovi. «Il lavoro per i giovani non è più una priorità» commenta il direttore regionale dell’Inps Piemonte Filippo Bonanni. Non c’è morale o giudizio di merito nelle parole di un analista che, per mestiere, è abituato a leggere i numeri: le dimissioni da contratti a tempo indeterminato sono state, solo nel 2022, oltre 89mila in Piemonte. Circa diecimila in più rispetto all’anno precedente.

Le Grandi Dimissioni
Guardando più da vicino ai dati del bilancio sociale dell’Inps, il fenomeno appare evidente. «Le “Grandi dimissioni” - Great resignation come le chiamano in America - interessano in modo importante anche l’Italia e, in particolare, il Piemonte» sottolinea Bonanni. «Si tratta prevalentemente di Millennials - prosegue -. Questo dimostra che c’è una certa dinamicità del lavoro a livello generazionale». In altre parole: soprattutto i più giovani cercano aziende motivanti, che possano offrirgli benessere e appagamento personale. «Non ci si dimette se non si è alla ricerca di qualcosa di meglio» conclude Bonanni. «Fortunatamente il mercato del lavoro in Piemonte è dinamico e queste persone trovano subito altre allocazioni».

Numeri alla mano, nel 2022, le dimissioni nella nostra regione sono state 89.123 (il 70,9%), contro le 80.783 dell’anno precedente. Il fenomeno appare evidentemente in crescita, tanto più se si considera che, nel 2018, il dato si fermava a 62.087 (60,69%).

Il mercato del lavoro
La fotografia che restituisce il bilancio sociale dell’Inps è quella di una Regione complessivamente «in salute» che, pur faticosamente, si sta riprendendo dopo gli anni della pandemia. Crescono le aziende, i contratti a tempo indeterminato e determinato. Il numero delle assunzioni nel 2022 ha superato il dato del 2018, passando da 477.380 unità a 492.447. Dato che si conferma omogeneo per tutte le province piemontesi anche rispetto a un raffronto sul 2021. Analizzando poi il tasso di disoccupazione regionale, si nota come tra il 2021 e il ‘22, questo sia in diminuzione (anche in misura maggiore rispetto alla media nazionale: 6,5% contro 8,1%). «Nel 2022 sono stati recuperati tutti gli indici di produzione e anche il tasso di disoccupazione si è assottigliato» commenta il direttore generale dell’Inps Vincenzo Gilli, in occasione della presentazione del bilancio sociale. «Fa bene sperare anche l’indice di occupazione del Piemonte rispetto alla media nazionale». Parliamo del 56,6% rispetto al 52,2% nazionale.


Reddito di cittadinanza: 51mila domande
Grande attenzione in merito all’evoluzione dell’erogazione del Reddito e delle pensioni di cittadinanza. Nel 2022 sono stata accolte quasi 51mila domande in Piemonte. Si contato invece 386mila nuclei beneficiari dell’assegno unico, misura introdotta lo scorso anno. Cresce (prevalentemente a Torino) anche il numero di domande per ottenere il Supporto formazione lavoro. Attualmente di poco superiore alle 6mila unità.

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