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il caso

Incroci killer, a Torino 100 progetti fermi: «Mancano i soldi»

Non c'è solo corso Casale, sono tanti i progetti in cantiere mai realizzati

Più di cento progetti di sicurezza fermi in cantiere perché non ci sono i soldi. Non solo corso Casale angolo via Signorelli, l’incrocio dove ha trovato la morte la giovane Emilia Maidaska, 16enne studentessa ucraina investita e uccisa da un’auto. Il Comune di Torino ha infatti un’infinità di opere - semafori, attraversamenti pedonali, rallentatori ottici e altro - che sono ferme in cantiere. Piani già progettati e in seguito verificati, ma che poi non vengono mai messi in pratica. E forse è anche per questo motivo che purtroppo si verificano tragedie come quella di Emilia.

Una conferma che il problema c’è ed è piuttosto grave l’aveva data l’ingegnere Labed Wassel, del Servizio Mobilità e Viabilità di Palazzo Civico, proprio in una delle tante commissioni in cui Pierlucio Firrao (Torino Bellissima) aveva evidenziato la pericolosità dell’attraversamento dove c’è stato l’incidente mortale dell’altro ieri. «Mancano i soldi, non certo la volontà - aveva spiegato l’ingegnere in commissione, a marzo di quest’anno - perché i progetti vengono fatti in tempi rapidi, subito dopo le verifiche delle segnalazioni ricevute dai cittadini, e noi li mandiamo al Suolo pubblico». Suolo pubblico che ha l’effettiva competenza della realizzazione dell’opera. Tuttavia, il semaforo o l’altro progetto in questione finiscono nel “calderone” delle opere in attesa. Ed è lì che si gioca la partita: se ci sono i soldi il progetto si fa, altrimenti tanti saluti. «E’ una situazione che dura da almeno dieci anni, i progetti fermi sono centinaia, a volte non riusciamo nemmeno a fare opere di segnaletica urgente», ha proseguito l’ingegnere Wassel. Come strisce pedonali o uno stop. Usare i fondi React-Eu, oppure quelli del Pnrr? Non si può. «Quei fondi servono solo per i nuovi investimenti - aveva ammesso l’ingegnere -, non per la spesa corrente, cioé la manutenzione ordinaria e straordinaria. Abbiamo fondi risicati, siamo noi stessi a dover “elemosinare” le risorse per i progetti».

Tuttavia, il Comune il suo via libera per mettere il semaforo nell’attraversamento dov’è morta Emilia Maidaska l’aveva dato eccome, approvando la delibera (dopo che la mozione del consigliere Firrao era stata approvata a ottobre 2022). I soldi quindi c’erano. Eppure, non si è fatto niente. «Ci sono due semafori in piazza Pasini e piazzale Marco Aurelio. Altri dispositivi di rallentamento della velocità non possono essere impiegati su quel tipo di strade», la riposta di Palazzo Civico dopo la tragedia. Un dietrofront, insomma. Intanto una ragazzina non c’è più. Forse anche per “colpa” di quei cento progetti fermi.

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