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IL REPORT
09 Dicembre 2023 - 20:33
L'alluvione di Bardonecchia
Un fiume di acqua, fango e detriti sfonda gli argini e invade le strade del paese. Lo ricordano bene gli abitanti di Bardonecchia, che nella notte tra il 13 e il 14 agosto, la festa di Sant’Ippolito, hanno toccato con mano la propria fragilità di fronte alla forza del fiume. Decine gli sfollati. La luce e il gas che mancavano nelle case e la pioggia che, all’improvviso, torna a cadere mentre si sta spalando via il fango. L’alluvione di Bardonecchia è stata la più impattate sul territorio piemontese dell’ultimo anno. L’emblema della pericolosità di quel rischio idrogeologico che, nella nostra regione, riguarda circa il 93% dei comuni, secondo i report dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale). Vale a dire che circa il 16% della popolazione regionale è a rischio. Oltre 300mila famiglie.
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«Territorio fragile»
Sempre in Val Susa, circa una settimana dopo i fatti di Bardonecchia, si è verificato un altro evento «ad alto impatto», come lo definiscono gli esperti del settore. Questa volta a finire sott’acqua è stata la Valle Argentera, con conseguente interruzione del tratto di strada che si snoda a fondo valle. «Si è trattato di due eventi ravvicinati, che mettono bene in evidenzia come il territorio piemontese sia molto fragile» commenta il direttore generale dell’Arpa Secondo Barbero, esperto geologo, ripercorrendo gli eventi atmosferici più significativi dell’anno che sta per concludersi.
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Tra gli elementi di rischio da monitorare, anche quello che riguarda i beni culturali: ben il 20% del patrimonio potrebbe subire dei danni in relazione a fenomeni atmosferici violenti.
La piena del Po
L’ultimo fenomeno ad alto impatto riguarda la piena del Po che, il 21 maggio, ha superato i livelli di guardia, sommergendo i Murazzi a Torino. Il territorio arrivava da oltre un anno e mezzo di siccità e - in poche ore - la situazione si è completamente ribaltata. «Questo ci insegna che dobbiamo imparare a convivere con un’alternanza molto veloce di condizioni meteorologiche. Serve essere flessibili nell’affrontare l’emergenza» avverte Barbero e poi mette in guardia sui rischi a lungo termine della siccità. «La ricarica delle risorse idriche del sottosuolo ha tempi di ricarica molto lunghi - premette -. Ancora oggi vediamo gli effetti della scarsità di acqua dell’ultimo anno».
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Le previsioni 2024
Per il futuro, gli esperti si aspettano un aumento medio delle temperature. Basti pensare che l’autunno appena trascorso è stato il più caldo degli ultimi 60 anni. Con temperature di due gradi superiori alla media, come attestano dall’Arpa osservando le temperature dei mesi di ottobre e novembre. «Continueremo a vedere una riduzione crescente della neve in montagna e il regime della portata media dei nostri fiumi sarà sempre più bassa» conclude il direttore dell’Arpa.
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