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Crisi & occupazione
16 Gennaio 2024 - 15:04
Non c'è solo Stellantis: a Torino anche la grande distribuzione va in crisi. Carrefour, il colosso degli ipermercati, ha annunciato la cassa integrazione per un anno a 900 dipendenti in vari punti vendita di Torino e provincia. Lunedì 22, la dirigenza della multinazionale francese incontrerà i rappresentanti sindacali per fare il punto della situazione.
La crisi della multinazionale di Annecy comincia circa nove anni fa, quando i dipendenti a Torino e provincia erano circa 4mila, mentre adesso sono circa 2mila. Nel 2021, a cavallo del periodo pandemico, pur elogiando "l'eroismo" dei propri dipendenti che avevano continuato a lavorare e garantire il servizio alla clientela, Carrefour aveva lamentato un pesante calo dei consumi, annunciando la chiusura di diversi punti vendita e 769 esuberi. Nel 2015, invece, c'era già stato un massiccio ricorso alla cassa integrazione.
Ora, il ritorno agli ammortizzatori sociali, in un piano che riguarda solo gli ipermercati, sei nello specifico: quindi, la sede di corso Montecucco - quella storica in città -, a Collegno, a Grugliasco, a Moncalieri, a Nichelino, a Burolo, per un totale di 850 su poco più di 1.200 addetti, in gran parte personale delle casse e dei magazzini. La cassa integrazione durerà per un anno.
"Questa è un po' una brutta sorpresa - spiega Luca Sanna della UilTucs -, ma negli ultimi dieci anni il gruppo ha già avviato cinque diverse procedure di ammortizzatori sociali e licenziamenti collettivi. Ci hanno detto che c'è un calo dei consumi. Ma questa cassa integrazione straordinaria riguarda solo gli ipermercati, è quello il modello che non funziona più evidentemente".
Rimangono infatti fuori da questa situazione i punti vendita più piccoli, come quelli marchiati "Market" o "Express", molti dei quali sono in franchising: questo è il modello che Carrefour sembra intenzionata a seguire, puntando su dimensioni inferiori ma ambiti maggiormente "di vicinato". D'altra parte, il modello degli ipermercati, con 16mila dipendenti, è concentrato praticamente solo al nord Italia, fra Torino e Milano, mentre al centrosud il marchio è stato dato in franchising al gruppo Apulia.
Nei punti vendita, molti dipendenti hanno dato la propria disponibilità a essere ricollocati, magari nell'ambito delle attività svolte dalle cooperative esterne, come il carico degli scaffali di notte, a ipermercato chiuso. E sarà uno dei punti che i rappresentanti dei sindacati, oltre a Luca Sanna anche Germana Canali della Cgil e Marilena Rocco della Cisl che hanno firmato un comunicato stampa unitario, esporranno nell'incontro di lunedì con i vertici aziendali, probabilmente nell'area logistica di Rivalta. "Le risposte arrivate dall’azienda sono state fumose e poco convincenti, per questo abbiamo chiesto un incontro immediato, così come previsto dalla procedura avviata di Cassa Integrazione Straordinaria" si legge nel comunicato. "Non ci stupisce che l’azienda, come spesso succede, non abbia compreso le proposte avanzate dalle rappresentanze sindacali che con grande senso di responsabilità hanno provato a ricercare delle soluzioni alternative all’utilizzo degli ammortizzatori sociali".
Ci si chiede se questo massiccio ricorso alla cassa integrazione possa essere indicatore di una qualche strategia, magari di cessione o ritiro dall'Italia, ma i sindacati dicono che "al momento negano di voler lasciare l'Italia. E la realtà non è neppure che il gruppo abbia patito perdite: più semplicemente, ha guadagnato meno, non ha raggiunto i target previsti e dunque inizia a tagliare".
Carrefour, per parte sua, affida la propria posizione a una nota stampa: la cassa integrazione straordinaria sarà "per un ammontare ristretto di ore lavoro complessive in ciascun punto vendita, per un impatto sulle ore lavorate pari al 4% del totale ore lavorate dei dipendenti diretti. La richiesta si rende necessaria dalla crescente complessità dello scenario economico complessivo, unitamente all'esigenza di semplificare e ottimizzare l'organizzazione delle attività in punto vendita del formato Iper al fine di assicurarne la sostenibilità economica e la continuità operativa. L’azienda conferma di voler continuare a consolidare la propria presenza in Piemonte e si rende disponibile ad un confronto con tutte le istituzioni competenti interessate".
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