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I guai dell'automotive
06 Febbraio 2024 - 07:00
Sette settimane di cassa integrazione a Mirafiori. Una mazzata tremenda sugli stipendi e sul morale dei lavoratori dello stabilimento ex Fiat di Torino. Il tutto, mentre al mattino il presidente John Elkann rassicura che non ci saranno (pericolose) fusioni tantomeno con Renault e i dati delle immatricolazioni dicono che gennaio è stato un mese record per Stellantis, con un netto +11% che fa recuperare anche nella quota di mercato. Quindi, perché fermare gli stabilimenti?
La realtà, a guardare le vendite, è che l'auto elettrica è ancora un flop. Infatti, come avete potuto leggere nei nostri articoli, le vendite di vetture elettriche sono calate del 25,3% a gennaio e rappresentano il 5% del mercato del mese (in calo di 2,4 punti percentuali rispetto allo stesso mese del 2023): le elettriche pure hanno una quota di mercato, in totale, appena del 2,1%. E il calo degli ordini è la motivazione della dirigenza dello stabilimento, nel comunicare alle organizzazioni le modalità di stop per i 2.260 lavoratori di Mirafiori.
I più colpiti sono i lavoratori delle Carrozzerie: variano fra 300 e 350 i lavoratori che si fermeranno, in cassa integrazione a zero ore, mentre i restanti (circa 1.500) saranno distaccati in altri reparti dello stabilimento, principalmente al nuovo cambio ibrido (EDCT) e all’Economia circolare. Nel periodo dal 4 al 30 marzo la linea della 500 Bev sarà attiva sul primo e su parte del secondo turno giornaliero, mentre quella della Maserati sarà operativa sul turno centrale.
Una mazzata, si diceva, anche perché questa nuova cassa integrazione si somma a quella che era già annunciata: fra una settimana, infatti, lo stabilimento di Mirafiori si sarebbe fermato - completamente - fino al 5 marzo. La speranza era in una ripresa del lavoro dopo quella data, quando invece si riprenderà su un solo turno.
E' la 500e, dunque, il guaio di Mirafiori, al netto dei modelli Maserati ormai a fine vita. A guardare le classifiche dei mezzi più venduti, infatti, domina sempre la Panda, che è prodotta a Pomigliano e non si sa per quanto vi rimarrà. Non a caso, alle Meccaniche si lavora anche per questa linea.
«Stiamo lavorando a una cassa integrazione a rotazione per tutelare il più possibile il reddito dei lavoratori - spiegano Luigi Paone e Gianluca Rindone della Uilm -. Continueremo a monitorare l’andamento produttivo, ma resta la preoccupazione per uno stabilimento al quale, è ogni giorno più evidente, serve un nuovo modello per garantire la propria sostenibilità economica e produttiva». «Stellantis ha sempre affermato di puntare su Mirafiori, ma constatiamo con dispiacere il periodo di difficoltà che sta affrontando il sito in questo momento. Difficoltà che noi cercheremo di gestire al meglio per attutire al massimo le ricadute sui lavoratori e sui loro salari» commenta il segretario territoriale Fismic Confsal di Torino, Sara Rinaudo. Per Edi Lazzi, segretario torinese della Fiom, «Sono segnali che fanno tremare i polsi».
Impossibile non cogliere, nelle parole di Lazzi, il riferimento a una vera e propria strategia, a opera del Gruppo, nel braccio di ferro con il governo. Se ancora in mattinata la premier Giorgia Meloni non ha risparmiato stoccate a Carlos Tavares, bisogna ricordare che quest'ultimo - mentre i suoi dirigenti incontravano il ministro Urso per i nuovi incentivi - aveva detto, in una intervista a Bloomberg, che senza gli incentivi dedicati all'auto elettrica, la produzione degli stabilimenti italiani sarebbe stata a forte rischio di tagli, in primis a Mirafiori e Pomigliano. E' arrivato il primo segnale?
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