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Il caso

Tende per disperati e siringhe: quel che resta della pista ciclabile

La Baden Powell, chiusa dal 2017, crocevia di senza fissa dimora

La Baden Powell

Una tenda di fortuna lungo la sponda della Dora

Un tappeto di siringhe, involucri di plastica e fazzoletti di carta. Poi un cartello affisso sul muro «Metti sto tappo», che suona come un invito ai tossici. Davanti quella che una volta era una pista ciclabile: chiusa con un lucchetto, ormai dall’autunno del 2017. A destra il Birago di Vische, nato come sanatorio ad inizio Novecento, affacciato su un parco alberato lungo l’ansa della Dora. Un panorama spettrale, quello tra la Dora e corso Svizzera, reso ancora più inquietante dalla presenza di alcune tende. Comparse di recente.

Già, dopo la chiusura del tracciato per motivi di sicurezza legati alla stabilità di alcune piante il circuito che si snoda attorno al vecchio ospedale non ha mai più riaperto i battenti. Diventando così un rifugio perfetto per chi ha perso tutto. Come dimostrano gli accampamenti denunciati nei giorni scorsi. Entrare di soppiatto, per altro, non è facile: bisogna costeggiare il muro di cinta attraverso una discesa che può anche rivelarsi molto insidiosa.

«Quelle tende - spiega il capogruppo della Lega alla 4, Carlo Morando -, rappresentano un primo campanello d’allarme. E sono la prova di come la zona attorno alla ciclabile sia completamente in balia del degrado».

Sul caso da Palazzo Civico spiegano come tutta l’area «sia attenzionata dalla polizia municipale». Mentre per quanto riguarda il rilancio (e la riapertura) del percorso ciclabile continuano le interlocuzioni tra gli enti preposti per avviare un processo di riqualificazione della zona.

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