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La sentenza
16 Febbraio 2024 - 17:08
Nel riquadro, Modaffari e Musolino
Cinque anni e quattro mesi di carcere per tentato omicidio: è finito così il processo di primo grado al 70enne Leo Modaffari, amministratore di condominio diventato "celebre" lo scorso 9 agosto. Quando ha aggredito l’avvocato Eugenio Musolino durante un’assemblea a Falchera.
Secondo l’accusa, gli ha gettato addosso del liquido infiammabile e ha tentato di dargli fuoco: da quel giorno Modaffari è in carcere, nonostante lettere di scuse e richieste di trasferimento ai domiciliari. Assistito dall’avvocato Fabrizio Romano, ha scelto il rito abbreviato e due settimane fa il pubblico ministero Patrizia Gambardella ha presentato la sua richiesta di pena: «L’amministratore va condannato a dieci anni di carcere». A sostegno della sua tesi e della presunta personalità violenta di Modaffari, la pm ha ricordato un precedente inquietante: pochi giorni prima dell’aggressione all’avvocato, l’amministratore avrebbe preso a sprangate un giardiniere che si era presentato in studio chiedendo di essere pagato. Poi è finito in ospedale e ha sporto denuncia.
Modaffari ha respinto ogni contestazione ma il giudice per l’udienza preliminare lo ha condannato, credendo alle tesi dell'accusa. Anche se ha previsto una pena dimezzata rispetto alla richiesta della pm: «Esprimiamo vero sconcerto per la condanna nel giudizio di primo grado di oggi - si legge in una nota della difesa di Modaffari - Abbiamo sempre sostenuto, in base ad argomenti tecnici e giuridici di cui ribadiamo la validità, come fosse impossibile che i fatti contestati potessero causare danni effettivi, men che mai la morte o il ferimento di alcuno: fu un gesto puramente dimostrativo, per quanto inconsulto. Attendiamo di valutare la motivazione della sentenza per proporre appello. Per ora prendiamo atto che le richieste di pena del pm sono state di fatto quasi dimezzate mentre i danni riconosciuti alla parte civile sono la centesima parte di ciò che questa ha richiesto. E, peraltro, sono già stati indennizzati dal Modaffari stesso».
Musolino, infatti, aveva chiesto un risarcimento di 1 milione di euro e gli è stata riconosciuta una provvisionale di 10mila euro. La vittima e il collega che lo ha assistito nel processo come parte civile, Alessio Soldano, scelgono di non commentare. Per loro parla la sentenza: «E' positivo che sia stata una prima condanna per Modaffari, ora però a noi condòmini interessa che il procedimento per appropriazione indebita vada avanti velocemente - commenta Patrizia Alessi, consigliera della Circoscrizione 7 e residente in uno dei condomini che ha denunciato Modaffari, da cui è stato revocato per decisione del Tribunale - Vogliamo sapere dove sono finiti i nostri soldi, sono tanti e noi ora stiamo pagando due volte i fornitori».
Resta aperta, infatti, l'altra inchiesta per i milioni di euro spariti dai conti dei condomini che Modaffari amministrava. L’ultima querela è di un paio di settimane fa: ora, sulla scrivania del pm Enzo Bucarelli, si sono accumulati 30 fascicoli per circa 50 condomini (cui si aggiunge un fornitore di gas, che lamenta un credito di quasi 4 milioni). Le indagini sono ancora in corso, con la Guardia di finanza impegnata a spulciare i conti correnti per ricostruire i movimenti del denaro: «Ci sono persone disabili, pensionati, monoreddito con gravi difficoltà a pagare di nuovo ciò che con sacrifici è già stato versato all’ex amministratore - aggiunge Alessi - Il debito complessivo del condominio Albesiano, fra corso Brescia e via Alessandria, è vicino ai 600mila euro: un solo fornitore ce ne chiede 392mila».
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