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Politica & Giustizia
24 Febbraio 2024 - 13:46
Sono all’onore delle cronache in questi giorni alcuni nomi, ben conosciuti nel milieu della sinistra torinese, che sono stati accusati o denunciati per molestie sessuali. Sono sicuramente importanti le analisi più o meno politiche sul sessismo e/o la misoginia, ma sembrerebbe stia emergendo, a sinistra, una vera e propria antropologia che trova spazio dai luoghi dell’attività accademica a quelli della politica.
Il caso del professore universitario Federico Vercellone, accusato da alcune sue allieve di molestie (immediatamente rigettate) e subito sospeso dal rettore, e del ginecologo Silvio Viale, un piccolo travet di lungo corso della politica locale, hanno in comune l’adesione, da studenti, ai gruppi extraparlamentari della sinistra. Sembrerebbe un tratto comune di chi occupa posti importanti, un cursus honorum che caratterizza chi ambisce o occupa posizioni rilevanti, non solo pubbliche. La vicenda umana e politica di Silvio Viale è emblematica dell’arroganza, fino al delirio di onnipotenza, che può pervadere personaggi abituati a vivere da impuniti.
Giova ripercorrere qualche tratto biografico di una figura significativa come Viale. Giovane e furbo militante di Lotta Continua si mette in evidenza coi picchiatori più in vista del servizio d’ordine di LC come Angelo De Stefano detto Budullù. Furbo perché pur essendo molto spesso presente nelle “azioni” del servizio d’ordine era praticamente riuscito a rimanere sconosciuto agli avversari, ai militanti del Fronte della Gioventù che erano “i fascisti” che avrebbero potuto presentargli il conto di tanta virulenza. Il giorno 1 ottobre del 1977 Viale era in piazza Solferino al raduno di Lotta Continua per il corteo organizzato per la morte, a Roma, del compagno Walter Rossi e con l’intento esplicito di “chiudere” col fuoco le sedi dei fascisti. Responsabile del “servizio d’ordine” era Stefano Della Casa, altro eroe che ha vissuto per anni sghiscio come un topo di fogna, lui stesso lo racconta, perché aveva paura di essere individuato dai missini abitando in "territorio nemico" al Cit Turin, a un centinaio di metri dalla sede del MSI.
Quella mattina fatale il corteo si avvia verso corso Francia per dare l’assalto al MSI, data l’ora senza militanti a difesa. Insolitamente però quella mattina gli attivisti di Lotta Continua trovarono agguerriti reparti delle forze dell’ordine a sbarrare loro la strada: chiusero corso Francia e con lacrimogeni e mazzate fecero battere in ritirata il corteo. I maggiorenti del servizio d’ordine e gli aspiranti tali come Silvio Viale, con i mazzieri dei vari centri del proletariato giovanile (erano in larga parte figli della borghesia torinese) con dietro l’accozzaglia di ragazzini delle prime classi delle superiori, ripiegano verso il centro e assaltano il sindacato Cisnal, poi all’inizio di via Po assaltano la sede di Comunione e Liberazione e infine all’incrocio di via Po con via Sant’Ottavio attaccano con le molotov il bar Angelo Azzurro, presunto ritrovo di fasci, e prendono a sassate i vigili del fuoco intervenuti per spegnere l’incendio. Il povero studente lavoratore Roberto Crescenzio figlio di modesti immigrati veneti morì due giorni dopo per le atroci ustioni che gli furono provocate. Oltre 20mila persone lo accompagnarono nell’ultimo viaggio.
Viale viene arrestato insieme agli altri compagni e fa sei mesi di galera. Appena scarcerato sparisce e al processo d’appello nel 1983 è l’unico contumace. Viene assolto per insufficienza di prove insieme a Peter Freeman, mentre vengono condannati Della Casa, Alberto Bonvicini, Angelo De Stefano, Angelo Luparia e Francesco D’Ursi già in Prima Linea. Il Nostro dopo essersi distinto all’università intorno alla rivista Il Clistere (!) ritorna in politica e si ricicla nei Verdi. Agli inizi degli anni novanta diventa consigliere comunale a Torino. Nel 2001 passa ai Radicali attraverso i quali tenta l’avventura politica nazionale, viene eletto presidente dei Radicali Italiani e si candida alla presidenza della Regione Liguria dove viene sonoramente trombato. Capisce che il suo orizzonte è il piccolo cabotaggio e che fuori del suo minuscolo pollaio elettorale torinese non ha speranza e si candida nelle liste del Pd, dove viene rieletto consigliere comunale.
Intanto, intervallando politica e professione, porta avanti battaglie per l’aborto e la pillola abortiva. In un’intervista a “la Zanzara” riportata da Dagospia ammette di aver praticato oltre diecimila aborti e, in un diverso contesto, che i feti abortivi vengono frullati (sic!) . Nel 2010 viene sospeso per 25 giorni dall’ospedale ginecologico Sant'Anna a seguito di una lite con un’infermiera che riportò la frattura di un dito. Nel 2015 intoppa in una querela per diffamazione del suo ex compagno napoletano di Lotta Continua Erri De Luca per una diatriba fotografica sulla TAV.
Insomma una carriera politica e professionale che è incappata, nel suo lungo percorso, in diversi infortuni. L’ultimo è la denuncia da parte di quattro sue pazienti per molestie sessuali, a seguito della quale ha preso un periodo di vacanza dall’ospedale Sant'Anna.
Fermo restando il dettato garantista dell’innocenza presunta fino all’ultimo grado di giudizio, gli atteggiamenti di Viale a detta di alcune sue colleghe consigliere comunali, che non hanno però per riguardo a un compagno sollevato la consueta accusa di sessismo patriarcale, sono spesso stati di arroganza, supponenza e prepotenza. Un miserabile atteggiamento da uomo che non deve chiedere mai, comune a molti ex compagni che oggi ricoprono posizioni apicali di comando e di controllo. Un vizio che origina da lontano: dai bei tempi andati delle bombe molotov.
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