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La storia
27 Febbraio 2024 - 07:30
Il piccolo Lorenzo nell'incubatrice a Ciriè
Chi l'ha trovato, in una sera gelida, vicino a un cassonetto dell'immondizia, confessa che avrebbe voluto tenerlo con sé per sempre. Il personale dell'ospedale di Ciriè, a modo suo, lo aveva già adottato. In tanti, compresi cronisti e fotografi andati a raccontare la sua storia, guardavano quell'esserino in una incubatrice, i piedini che si agitavano e le manine verso l'alto, sul piccolo viso i segni di un lungo viaggio, come di chi abbia attraversato chi lo sa quante galassie, con il rischio di terminare la propria vita in appena un pugno di ore. Ma Lorenzo è sopravvissuto, e adesso avrà una famiglia.
Era una fredda sera di gennaio quando Casey Laforet, 15 anni, sente vicino ai bidoni della raccolta differenziata accanto a casa sua - una stretta via del centro di Villanova Canavese - un lamento più simile a un miagolio che a un pianto. Guarda e, in un involto, vede un bambino, un neonato quasi blu per il freddo. Chiama immediatamente suo padre, che lo porta in casa, lo scalda e lo avvolge nelle coperte.
Sul posto arrivano i carabinieri e i sanitari del 118 e il bambino viene portato in ospedale a Ciriè. I militari cercando tracce della persona che potrebbe averlo abbandonato, ma inutilmente. In procura, a Ivrea, è ancora aperta una inchiesta e la madre rischia l'accusa di tentato infanticidio, per quanto - immaginano gli inquirenti - alle spalle deve avere una storia terribile per essersi spinta ad abbandonare il suo neonato.
Intanto, alla Procura dei Minori, ha fatto il suo corso la procedura di questi casi: c'è un periodo di "osservazione" durante il quale la madre può "cambiare idea" e riconoscere il figlio. Dura circa un mese ed è ormai scaduto. Il piccolo Lorenzo è stato dichiarato adottabile e adesso è stata trovata una famiglia, non residente nel Torinese come prescrive la norma sulle adozioni, che l'avrà in affido. Probabilmente - su questo c'è ancora del riserbo - si tratta di una "famiglia cicogna", affidataria, che poi lo accompagnerà dai genitori individuati dal giudice.
Forse Lorenzo cambierà nome - di certo non manterrà il cognome Abate che gli è stato attribuito in ospedale -, crescerà lontano da qui e chissà se un giorno conoscerà la verità sulle sue origini e vorrà incontrare quella famiglia che, in una notte gelida, l'ha scaldato e salvato.
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