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Il Borghese

Lorenzo, vivo per miracolo in mezzo ai rifiuti: s'indaga per tentato infanticidio

Ecco la storia e le indagini sul neonato gettato vicino a un cassonetto

Lorenzo, vivo per miracolo in mezzo ai rifiuti: s'indaga per tentato infanticidio

Paolo e Casey Laforet indicano il punto in cui hanno trovato il neonato

Il piccolo Lorenzo non sa di essere il protagonista di un miracolo partito da Villanova Canavese e arrivato in tutta Italia. Come non sa chi sia la sua mamma e perché lo abbia abbandonato vicino a un cassonetto dei rifiuti, pochi minuti dopo averlo messo al mondo. Peccato che la storia di questo neonato della provincia torinese sia solo la punta di un iceberg.

In un Paese in cui le nascite sono sempre meno, proprio come i ghiacci, ci sono 3mila neonati che vengono abbandonati ogni anno. Un’infinità: per dare un metro di paragone, ci sono mille anime nel paesino dove il piccolo Lorenzo è stato trovato alle 19.30 di sabato. E dove probabilmente è nato meno di due ore prima: «In uno scenario di disagio e di disperazione, probabilmente» per usare le parole della procuratrice generale di Ivrea, Gabriella Viglione. Anche perché esistono delle alternative all’abbandono di un neonato come un sacchetto della spazzatura: in Italia è possibile partorire in anonimato in ospedale. Ma probabilmente la mamma di Lorenzo non lo sapeva.

Spetta alla Procura eporediese e ai carabinieri di Venaria Reale indagare sull’incredibile vicenda di questo bimbo dalla pelle candida: il pubblico ministero di turno sabato sera, Elena Parato, ha già aperto un fascicolo per tentato infanticidio. «E’ evidente che ci sia stato un reato e che non si sia trattato di un semplice abbandono di minore - riflette ancora Viglione - Chiederemo una consulenza tecnica ma, col freddo di questi giorni, difficilmente quel bimbo sarebbe sopravvissuto a lungo».

Quel “ninin” di poco più di 3 chili deve dire grazie ai Laforet, famiglia di sinti piemontesi che da generazioni vivono in vicolo San Giuseppe 7, a due passi dal municipio di Villanova canavese. Il merito è soprattutto di Casey, ragazzone di 15 anni con la faccia pulita e il fisico da giocatore di football americano: «Erano le 19 di sabato, sono uscito di casa e ho avuto l’istinto di guardare verso il bidone. Ho sentito un lamento e ho capito che era un bimbo: sono corso dentro casa a chiamare papà, che lo ha portato in casa per riscaldarlo».

Lorenzo, come lo hanno ribattezzato i medici dell’ospedale di Ciriè, era in una busta rossa. Coi piedini che uscivano fuori: «Salvarlo è stato il gesto più bello della mia vita» sottolinea Paolo Laforet, papà di Casey. Aggiunge la moglie, Letizia (nella foto sotto con l'altra figlia, Seyla): «Io mi sono messa a piangere, sono cose che si vedono solo in televisione ed è brutto se succede davvero». Poi il marito lancia un appello alla mamma di Lorenzo: «Spero che si metta una mano sulla coscienza e torni da suo figlio: non pensi alle conseguenze, la cosa più importante è che cresca il bambino. Altrimenti lo adottiamo noi».

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