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Stellantis (ancora) più francese? Scaduto il patto fra i soci, cosa succederà

La Famiglia Peugeot può superare gli Agnelli/Elkann. Partito il buy back da un miliardo

Stellantis, più Francia che Italia? Patto fra Elkann e Peugeot? "Ecco quello che nessuno ha visto"

Foto TorinoCronaca

Tre anni insieme, tre anni di grandi successi. Ma adesso è tempo di rimettersi al tavolo e rivedere un po' gli accordi. Diventa questo lo scenario in Stellantis, con la parte francese che potrebbe acquisire maggiore peso e, a quel punto, bisognerebbe chiedersi come saranno orientate le strategie che, per il momento, riguardano anche gli stabilimenti italiani.

Partiamo dalla scadenza del "lock up", ossia quel patto fra i soci fondatori - Fca controllata dalla Exor degli Agnelli/Elkann, Psa della famiglia Peugeot e lo Stato francese tramite la Bpi, Banque publique d’investissement - che disciplinava per tre anni la vendita di quote, in particolare per quanto riguardava Psa, Bpi e Dongfeng, che è tra i soci di minoranza. In poche parole, solo lo Stato francese era libero di vendere fino al 2,5% delle proprie quote.

La cosa non è avvenuta. Anzi, mantenendo le azioni per più di tre anni, tutti e tre i grandi soci hanno potuto esercitare la clausola che raddoppiava di fatto il diritto di voto. Quindi, il 6,2% di Bpi garantisce circa il 9% del diritto di voto per lo Stato francese, mentre Exor sfiora il 24% grazie al suo 14,4%. Ma chi può crescere, spostando gli equilibri, è la famiglia Peugeot.

Se Bpi poteva vendere il 2,5% delle quote, i Peugeot possono acquistare la medesima percentuale, salendo al 9,7%. Anche senza intaccare la quota degli altri soci, come Exor, ma attingendo al flottante sul mercato, la parte francese di Stellantis potrebbe così arrivare al 15,9%: lo Stato e i Peugeot insieme, dunque, potrebbero contare più degli Agnelli/Elkann. E dirigere così le scelte strategiche.

Al momento fonti interne a Stellantis garantiscono che "nulla cambierà" e che una eventuale ridistribuzione dei pesi societari avverrà solo tramite un tavolo di confronto. Di certo, al momento, nessuno dei tre soci fondatori sembra intenzionato a cedere azioni agli altri. 

Ma il Gruppo ha appena avviato la prima fase del buyback - ossia il riacquisto di azioni proprie - per un valore di un miliardo di euro (sui 3 complessivi). Fase partita il 28 febbraio e che durerà fino a giugno. Stellantis, al termine di questa fase, annullerà le azioni ordinarie acquisite ad eccezione di una porzione fino a 0,5 miliardi di euro, che saranno utilizzate per futuri piani di azionariato per i dipendenti e piani di compenso basati su azioni".

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