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La guerra degli Agnelli

"Così gli Elkann hanno nascosto l'eredità della nonna"

La residenza di Marella in Svizzera "era fittizia": l'accusa di truffa aggravata e le indagini sulla Dicembre

"Così gli Elkann hanno nascosto l'eredità della nonna"

In Procura non hanno dubbi: quella di Marella Agnelli in Svizzera è «una residenza estera fittizia». Poche parole, ma che rischiano di far crollare un castello di denaro e società finanziarie, praticamente un impero da oltre 35 miliardi di euro. E che, se provate, darebbero la vittoria a Margherita Agnelli nella sua battaglia ventennale per l’eredità di suo padre, l’Avvocato Gianni Agnelli.

Nuovi sequestri

Per il momento quelle parole sono scritte nel nuovo decreto di sequestro che il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i sostituti Mario Bendoni e Giulia Marchetti hanno disposto nei confronti di John Elkann, del commercialista Gianluca Ferrero e del notaio svizzero Urs von Gruenigen. Un nuovo sequestro per gran parte del materiale già acquisito nelle perquisizioni della Guardia di Finanza in uffici e sedi societarie ma anche nella villa di Elkann sulla collina torinese.
In mezzo ci sono dichiarazioni dei redditi, documenti testamentari, ma anche carte della società semplice Dicembre, quella che garantisce ai tre fratelli Elkann - ora tutti indagati - il controllo dell’impero di famiglia.

L’eredità dell’Avvocato

La ricostruzione dei magistrati è che la residenza svizzera di Marella «ha avuto una duplice e concorrente finalità: da un lato, sotto il profilo fiscale, evitare l’assoggettamento a tassazione in Italia di ingenti cespiti patrimoniali e redditi derivanti da tali disponibilità; dall’altro, sotto il profilo ereditario, sottrarre la successione all’ordinamento italiano». Ossia, l’eredità di Marella - a parte le storiche dimore, quelle erano già per la nuda proprietà di Margherita -: si parla di esattamente di 734.190.717 euro, una Jeep Renegade, una Panda, un trattore. Il denaro è quello che la Finanza aveva individuato tempo fa durante un’attività antiriciclaggio, nei conti di una società fiduciaria estera, denaro transitato dalla società Bundeena alla Tremaco in Liechtenstein: John Elkann li presentò, nella forma di “dichiarazioni integrative” per gli anni di imposta 2019-21, come redditi maturati all’estero. Dichiarazioni analoghe avevano poi presentato anche Lapo - che ieri non risultava ancora raggiunto dall’avviso di garanzia, in Portogallo dove vive - e Ginevra Elkann.

Vita di spostamenti

Ma questa sorta di “ravvedimento”, plausibile per la semplice dichiarazione infedele finora contestata, non aiuta nel momento in cui, e di questo appunto i magistrati sono convinti, nel momento in cui la residenza estera è «fittizia e costruita». Per dirlo, gli investigatori hanno controllato il contenuto di una cartellina etichettata semplicemente come “Chalet Icy”, ossia la dimora svizzera di Marella. Qui, ci sarebbero le prove di «una vita di spostamenti», fra Saint Moritz in precedenza, Berna, il riad in Marocco e Villa Frescot a Torino, dove la vedova dell’Avvocato poteva essere assistita e curata - era sofferente di Parkinson -, con il calcolo esatto: in Svizzera, Marella dimorò solo due mesi, molto meno di quanto richiesto per legge per essere considerata effettivamente residente.

Truffa allo Stato

L’artificio, se provato, è quello che origina la nuova accusa mossa ai tre precedenti indagati con in più Lapo e Ginevra: truffa aggravata ai danni dello Stato e di ente pubblico, vale a dire l’Agenzia delle Entrate, con circa 30 milioni di euro di elusione fiscale.

L’inchiesta non si ferma qui. L’intenzione è andare più indietro nel tempo, fino al 2016 - quanto permette la prescrizione -, quando vengono presentate le dichiarazioni relative all’anno precedente. Da esaminare c’è la questione del “vitalizio” da 8 milioni di euro l’anno che Marella riceveva dalla madre, come “buonuscita” all’epoca dell’accordo fra loro, quando Margherita rinunciò all’eredità paterna in cambio di un miliardo e 200 milioni. Ma perché è importante il 2015?

Dicembre nel mirino

Perché quello è l’anno in cui la Dicembre acquista la conformazione attuale: i soci Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Cristina Grande Stevens in Gandini escono dalla società cedendo le loro quote da 1 euro (sic) e Marella cede la nuda proprietà delle sue quote - del valore di circa 103 milioni - a John, Lapo e Ginevra, riservandosene l’usufrutto vitalizio. Questo non fa parte della successione, in realtà: nel senso che alla morte dell’usufruttuario, la piena proprietà è in capo a chi già ne deteneva quella nuda. È una cessazione. Però, tutti gli atti testamentari di Marella, se davvero la sua residenza estera era «fittizia», dovrebbero essere regolati dal diritto italiano e non quello svizzero. La tesi, da sempre, di Margherita: sua madre non aveva diritto di beneficiare solo i tre Elkann ed escludere la figlia e i figli di lei dal secondo matrimonio, i cinque de Pahlen. Inoltre, dettaglio sempre contenuto in quel documento della Dicembre del 1° settembre 2015, «la signora Marella Caracciolo Agnelli cessa di prestare la propria opera» nella società. Dunque, Marella aveva una attività “lavorativa” in Italia.

Cosa succederà?

Al netto di una perizia tecnica sui documenti e i dispositivi (nuovamente) sequestrati, bisogna capire se e quando la Procura procederà all’interrogatorio degli indagati. Dopo di che, tutto dipende dal procedimento giudiziario e dai suoi tempi. Però, anche se il suo legal team, gli avvocati Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re, si dice fiducioso che «tutto si risolverà positivamente» - questo però lo dicevano prima dei nuovi atti -, John Elkann deve tenere d’occhio le questioni della Dicembre: una eventuale redistribuzione delle quote, per questioni ereditarie, come cambierebbe il controllo della società stessa e dell’impero?

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