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Il Borghese

Agnelli: ecco le carte segrete e il tesoro all'estero. Cosa succede adesso?

La Finanza trova quasi un miliardo di euro, mentre l'indagine punta alla verità sulla salute di Marella

Agnelli,  il supertestimone: "Ecco il tesoro dell'Avvocato ma voglio un milione"

Foto archivio Fiat (per gentile concessione)

Attenzione alle date. Il 1° settembre 2015 la società semplice Dicembre acquista il suo assetto attuale: escono i “soci” che ne detenevano quote per ben un euro - Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens, la figlia Cristina e Cesare Ferrero - e la ripartizione diventa di 61 milioni per John Elkann, 20,8 a testa per Lapo e Ginevra. Quote frutto di dotazioni o acquisizioni nel corso degli anni, con Donna Marella Agnelli che conserva l’usufrutto vitalizio sulle quote di Lapo e Ginevra e su quella di John per poco più di un milione. Alla sua morte, nel 2019, cessa il diritto di usufrutto e tutto torna «in capo al nudo proprietario». Tutto nero su bianco in una lunga declaratoria firmata e autenticata dal notaio Morone. Nel 2021 però.

Ecco, questa cronologia è quella che stanno studiano i magistrati della procura di Torino che indagano sulla presunta evasione fiscale in capo a John Elkann per le rendite della nonna Marella. La quale, di questo sembrano certi, viveva effettivamente più in Italia che in Svizzera, a causa delle sue condizioni di salute. Lo confermerebbero il personale di Villa Frescot, sentito in Procura, e le ricevute mediche. Ma da quanto tempo? Perché le indagini finora vertono sul biennio 2018-2019, ma andando a ritroso potrebbero emergere altre omissioni di redditi, se anche allora, per motivi di salute, la vedova dell’Avvocato non avesse abitato realmente in Svizzera. Inoltre, ultimo interrogativo, quanto era malata? Era, in sostanza, in grado di firmare i documenti societari e successori?

Interrogativi che nascono non solo dall’esposto di Margherita Agnelli, ma dal raffronto di materiale nelle mani degli inquirenti. Le ultime firme di Donna Marella sono diverse dal passato, al punto da farne ritenere alcune apocrife.


Ecco perché anche tutti gli atti di donazione e di disposizioni economiche, riguardanti la Dicembre ma pure le società e le banche estere, vengono riguardati con attenzione. Lo scopo dei magistrati è andare indietro fino a che lo consente la prescrizione. E qui, secondo un calcolo, si arriva proprio al limite con quel 1° settembre 2015. Mentre, sei anni dopo, arrivano le autentiche, in coincidenza con le denunce di Margherita.

Nel frattempo, la Guardia di Finanza ha trovato le tracce del cosiddetto tesoro segreto degli Agnelli, nelle sedi torinesi, in corso Vittorio Emanuele II, della banca privata svizzera Pictet Cie Europe e della P-Fiduciaria nel cui consiglio d’amministrazione siede uno dei legali di Elkann, Carlo Re, mentre presidente del collegio sindacale è il coindagato Gianluca Ferrero. La fiduciaria dichiara 108 clienti e una massa di investimenti per un miliardo e 268 milioni: numeri comunque compatibili con un ammontare di 500 milioni riconducibili a un solo cliente. E sarebbe quel mezzo miliardo una parte dei capitali esteri degli Agnelli.

L’esposto di Margherita Agnelli, ai tempi, chiamava in causa anche una società offshore nelle Isole Vergini Britanniche, la Bundeena Consulting Inc B.V.I, dove sarebbero stati depositati 900 milioni di dollari e di cui sarebbe stata beneficiaria Marella Agnelli.

In Procura si pensa che questo possa essere solo il primo passo ma, davanti ai taccuini, insistono con il dire che l’obiettivo primario è l’ipotizzata evasione fiscale non gli assetti societari della Dicembre. Le due vicende, però, si incrociano continuamente. Una delle fiduciarie monitorate, infatti, è la Simon che era di Franzo Grande Stevens e da cui parte la disposizione di un bonifico in merito a uno dei tanti riassetti di Dicembre, con il passaggio di quote che erano state dell’Avvocato a John Elkann. Il bonifico della rendita che Margherita pagava a sua madre, 8 milioni di euro all’anno, finiva in una banca a Vaduz, capitale del Liechstein. Dalla P. Fiduciaria si arriva, in una indagine dell’antiriciclaggio della Finanza, alla Tremaco, sempre in Liechstein, dove emergerebbero fondi per 800 milioni di euro.

Nei prossimi giorni proseguiranno le indagini che potrebbero arrivare a lambire altri professionisti - un documento di Lapo Elkann riferito alla Dicembre è autentico stranamente da un notaio di Genova - e forse anche gli stessi fratelli di John Elkann, ossia Lapo e Ginevra. Il tutto, ovviamente, al netto della prescrizione.

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