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Il retroscena
03 Aprile 2024 - 07:00
Vuole un «patto vincolante» fra Stato e azienda, il ministro Adolfo Urso. In pratica chiede a Stellantis di scoprire le carte, non limitarsi alle dichiarazioni, e mostrare i suoi piani per il futuro. Che sono certamente quelli di aumentare la produzione e non a caso il Gruppo ha già convocato i suoi fornitori storici. Ma in Algeria.
Forse non è proprio la risposta che il governo può aspettarsi e, in effetti, è probabile che oggi, al Tavolo per Mirafiori, a Palazzo Fiorentini si parli d’altro. Però è un fatto che il 16 e 17 aprile Stellantis giochi anche su un altro tavolo e abbia convocato i suoi fornitori per una strategia legata al nuovo stabilimento vicino a Orano, a Tafraoui, in Algeria. Uno stabilimento che ha poco più di sei mesi di vita e che si è già deciso di ampliare, passandolo da semplice sito di assemblaggio a vero polo industriale. Un gemello, in pratica, di quello che diverrà l’impianto di Kenitra, in Marocco. Due Mirafiori d'Africa. Due realtà considerate strategiche per conquistare il vergine mercato africano, ma anche balzare verso l’Oriente. E dove, inoltre, Stellantis è riuscita a ottenere cospicui cofinanziamenti ai propri progetti.
In Algeria erano sei i modelli da destinare ai clienti locali, dalla 500 hybrid alla Fiat Tipo, che per via degli standard di sicurezza richiesti praticamente sparisce dai listini europei. Autovetture a fine corsa, dunque. In realtà, il piano africano prevede anche new entry: in Marocco, infatti, oltre a Topolino e Citroen Ami, sbarcherà la nuova Fiat Multipla prodotta sulla base della nuova “Famiglia Panda”. Ecco l’esigenza dunque di avere un vero polo industriale di contorno. Tra i fornitori convocati, ci sono aziende francesi, italiane, romene e turche. Alcune, come la Plastic Omnium, storicamente legate alla Citroen, sono per esempio da settimane ferme, in Francia, per mancanza di commesse. Un indizio che il Gruppo guidato da Carlos Tavares sta riorganizzando la propria strategia.
E l’Italia? Al di là delle parole ribadite sulla «centralità dell’Italia», il piano al momento non sembra prevedere grandi variazioni rispetto a quanto già detto a inizio anno. Ci saranno sì cinque nuovi modelli per Melfi, in quello che sarà a tutti gli effetti un polo dell’elettrico, così come appare convincente l’intenzione di rafforzare Atessa, visti i numeri delle vendite dei veicoli commerciali.
La spina nel fianco - del governo - è Mirafiori. La Fiat 500e non basta, si sa. E tra progetti di realizzare una versione ibrida ex novo, o dirottare un altro modello, il fattore tempo è sempre e comunque fondamentale: in un caso o nell’altro, ci vorrebbero non meno di diciotto mesi per cambiare o riallestire le linee.
Urso, come detto, vuole un impegno: la distanza fra domanda e offerta, tutto sommato, non è così ampia. Il governo chiede un milione di veicoli prodotti - cui aggiungere i 300mila di un fantomatico secondo produttore - e le cifre di Stellantis nel 2023 parlano di 751mila e rotti veicoli prodotti nei vari stabilimenti. Prima dell’arresto o quasi di Mirafiori, appunto. Passato dalle promesse di lavori su turni, a luglio, alla cassa integrazione fino al 20 di aprile. Mirafiori può produrre oltre 200mila vetture? Certo. Potrebbe, anzi. Poi bisogna venderle e gli incentivi potrebbero non essere sufficienti, come dichiarano alcuni rappresentanti sindacali.
Il governo vuole che Stellantis confermi, magari per iscritto, gli impegni previsti dal suo piano industriale? Non sarebbe quello il problema. Il problema è che per Mirafiori, a parte la 500 anche nella declinazione Abarth e le due Maserati, non è previsto a breve alcun nuovo modello. Si attende il “Mirafiori Automotive Park 2030”, basato sul Green Campus, il Battery Hub e quello del riciclo, un piano da 240 milioni. «Escluso il manufacturing» precisava una nota dell’azienda, giorni fa. Ossia la produzione. Non un dettaglio da poco... E a proposito di dettagli, all’inaugurazione a Orano c’era anche il viceministro delle Imprese e del Made in Italy Valentino Valentini, ossia il vice di Urso. Sicuri che sia solo Stellantis a giocare su due tavoli?
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