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La crisi dell'automotive

Stellantis, stop in tre fabbriche. E Tavares attacca anche la Gran Bretagna: "Così ci fate guadagnare meno"

Dopo Fiat, guai per Opel e Citroen. Produzione spostata in Polonia? I lavoratori del fornitore dell'acciaio dichiarano sciopero

Stellantis, stop in tre fabbriche. E Tavares attacca anche la Gran Bretagna: "Così ci fate guadagnare meno"

Dopo lo sciopero in Italia e la chiusura per almeno un mese dello stabilimento di Mirafiori, Stellantis ha dovuto fermare altre fabbriche a causa della protesta di un fornitore, una divisione dello storico gruppo CLN di Rivoli. Nel mirino, il trasferimento della produzione in Polonia. Intanto, il ceo Carlos Tavares, dopo il "ricatto" all'Italia (ossia, niente incentivi allora fermiamo le fabbriche), attacca la Gran Bretagna e la nuova legge sulle auto elettriche. Vediamo cosa sta accadendo.

La protesta, secondo quanto riferisce Quattroruote, ha fatto bloccare la produzione negli stabilimenti francesi di Poissy (che produce le Opel Mokka) e Hordain (furgoni elettrici e a idrogeno Citroen) e in quello inglese di Luton (i furgoni Vauxall). Uno stop causato dallo sciopero, in Francia dove il 25 aprile non è festa, di un importante fornitore, la MA, che è una divisione del gruppo siderurgico CLN, che ha appunto sede in in provincia di Torino. Secondo fonti sindacali citate dalla Reuters, alla base della sospensione delle attività ci sarebbero i timori per il possibile trasferimento di alcune produzioni in Polonia.

Sempre Quattroruote cita una dichiarazione del ceo Carlos Tavares riguardo il mandato Zev, ossia Zero Emission Vehicle. Si tratta di norme introdotte dal governo britannico per incentivare il passaggio alla mobilità elettrica nel corso del prossimo decennio, favorendo al contempo la produzione di veicoli elettrici: viene fissato un obiettivo minimo di vendita (il 22% per poi salire all’80% entro la fine del decennio e al 100% nel 2035), senza il raggiungimento del quale scatteranno pesanti multe.

"E' pessimo per il Paese" ha detto Tavares, secondo il quale "Oggi la domanda del mercato in Gran Bretagna rappresenta la metà" del target imposto. Per il manager portoghese, la corsa alla vendita - senza incentivi, peraltro - scatenerebbe una guerra dei prezzi, con produttori costretti a tagli che "distruggerebbero la redditività".

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